Ieri
pomeriggio, sotto il sole battente e sul campo rigorosamente in terra
battuta di Leverano, un paesino non poi così distante da Lecce e che
per la prima volta affronta l’affascinante serie A pugliese, dalle
15.30 alle 17.25 si sono sentiti tre ruggiti, tutti di pregevole
fattura. Erano quelli di un leone neroverde, l’Us Bitonto, che dopo
il capitombolo interno contro il Bisceglie, rialza la testa e lo fa
nella maniera più fragorosa e roboante possibile.
Una
vittoria, la seconda in campionato, che ha molti interpreti.
In
primis, è il successo del regista, il mister Francesco Modesto. É
stato il primo a finire sul banco degli imputati domenica scorsa,
dopo la prima (ripetiamo, la prima) sconfitta stagionale. In realtà,
però, grazie al giovane condottiero nostrano, il Bitonto è tornato
a giocare a calcio, a divertire, a offendere più che a difendere, a
non farsi mettere i piedi in faccia da chicchesia. Purtroppo – ma si
sa che nel calcio c’è anche una componente che si chiama fortuna
(era soltanto la sorte per i latini) – ha raccolto meno di quanto
meritasse. Ma lasciamolo lavorare, Francesco, perché non è uno
sprovveduto.
É
il trionfo del gruppo, che nel primo momento delicato della stagione
ha dimostrato compattezza e unità. Di essere prima uomini che
calciatori. Di lavorare a testa bassa senza sentire polemiche e
critiche. Di andare aldilà delle numerose assenze. Che nel calcio
non contano soltanto i campioni.
É
il sigillo dei singoli, di chi finora ha giocato meno. Di Pazienza,
ieri all’esordio assoluto e sicuro accanto a Campanella al centro
della difesa. Di Martellotta, chiamato a sostituire il “geometra”
Nicola De Santis, e autore di un gol da cineteca nonché di una
partita tutta impegno e polmoni. Di Aloisio, che ha messo a segno il
raddoppio dimostrando che si può sempre contare su di lui.
D’altronde, l’anno del Triplete, stagione 2013-2014, un attore
protagonista è stato anche lui.
La
partita. È
la partita delle emergenze, e il Bitonto si presenta senza Modesto,
De Santis, Rubini, Roselli, Bonasia e Pignatta. Inevitabile, allora,
il 4-4-2, trasformato all’occorrenza in un 4-2-3-1: Moschetto; Barone
Arcangelo, Campanella, Pazienza, Valerio; Cannone, Fumarola,
Martellotta, Aloisio; Terrone, Chisena.
I
neroverdi approcciano bene la partita, impongono la maggiore qualità
e il loro gioco. E il vantaggio è quasi immediato. Al 14′, allorché Martellotta raccoglie una respinta su calcio piazzato di Chisena, e
di controbalzo da fuori area fulmina Colapietro. Primo squillo per il
centrocampista, che torna a riassaporare la gioia della rete dopo
quella di Ostuni oltre un anno fa.
La
rete indirizza la contesa su binari ben precisi: a Leverano, sono gli
ospiti a comandare e a decidere quello che deve succedere, i padroni
di casa fanno quello che possono ma commettono troppe ingenuità.
Rischiano nuovamente di capitolare alla mezz’ora, con il gol non gol
di Terrone, ma al 41′ non sono così fortunati. L’azione dei
neroverdi si svolge sull’asse Chisena-Cannone (anche ieri ha
dimostrato di essere un giovane sicuramente promettente), che mette
in mezzo per Aloisio, bravissimo a irrompere al centro dell’area e a
battere l’estremo difensore di casa.
Si
va sul riposo sul 2-0.
Nella
ripresa, il film a cui si deve assistere è sempre quello. Sono i
bitontini a farsi preferire e a sfiorare più volte il tris,
mentre i leccesi ci mettono impegno e niente più.
Al
77′ è Terrone a chiudere i conti sfruttando l’errore in disimpegno
di Chiriatti e a siglare la terza marcatura stagionale, dopo Trani e
Altamura.
Dal
Salento, insomma, arriva la voce grossa: il leone neroverde non era e
non è finito. E vuole essere ancora il “rompiscatole” di tutti.
Anche
del Molfetta, prossimo avversario domenica al “Città degli Ulivi”
in un derby che si prospetta adrenalinico e davvero d’alta quota.
Negli
spogliatoi. Francesco
Modesto gongola e mette alle spalle i macigni piovutigli in
settimana. «Sono
contento per i ragazzi – dice
– che
hanno reagito come mi aspettavo nonostante l’emergenza e il momento
delicato, e questa vittoria è sopratutto la loro. Vittoria delle
seconde linee? Non esistono, sono tutti all’altezza e tutti
importanti».