Essere figli d’arte non sempre conviene. Può essere, codesta sorte, una familiare eco per tanti addetti ai lavori che ne riconoscono il suono e, indi, la fama. Il cognome, però, può trasformarsi pure improvvisamente in un odioso Mortirolo insormontabile. Insomma, se l’albero genealogico è lussureggiante, non sempre è facile esserne ramo discendente. Eppure, il direttore di gara che, questa sera, coadiuvato da Daniele De Chirico di Molfetta e Michele Fracchiolla di Bari, guiderà il destino della sfida di ritorno di Coppa Italia di Eccellenza fra Casarano e Corato – all’andata, i salentini del (molto caro a noi) mister Pasquale De Candia- è uno che non ha paura di chiamarsi Natilla: Gianluca Natilla. Sì, perché non è solo un parente di Franco, come quell’altro grande arbitro che è Fabio, presenza fissa in Serie C e nel Campionato Primavera, ma ne è addirittura il figlio. Così, capita che il sangue scorra di generazione in generazione, portando con sé una passione irrefrenabile per il pallone da vivere secondo legge ed equità. Il ruolo più scomodo sul prato, forse, ma pure il più degno di massimo rispetto. Tutto dipende da quella che un tempo veniva cromaticamente nomata giacchetta nera e spesso marchingegni diabolici ne stigmatizzano solo la fallacia, giammai la coraggiosa perfezione. Ed è così che il giovane Gianluca della sezione di Molfetta, laureato al Politecnico per giunta, dopo il consueto cursus honorum dai campi pulverulenti agli stadi propriamente detti, saprà gestire con sagacia momenti e gesti, spianandosi il cammino verso un radioso futuro di fischietto integerrimo.