Oggi che lo abbiamo perso, ci siamo accorti che Vito De Bartolo non perdeva mai. Perché questo coach di appena 36 anni – attualmente in forza alla Libertas Basket Altamura – sarebbe piaciuto tanto al barone Pierre De Coubertin, un gigante buono essendo, con l’anima materiata dei valori più nobili e intramontabili dello sport più puro, che ti consentono di non uscire mai sconfitto, quale sia l’esito della sfida.
Una pertica di due metri e passa, occhialini professorali, sorriso parsimonioso e pur franco, da giovanissimo Vito era stato uno dei talenti più fulgidi della nostra regione. Ancora piccolo, liliale e nient’affatto ingenuo, si sentiva ala-pivot alla Gregor Fucka, cioè sportellate nel pitturato, ma pure mano calda e infallibile. Sognava di fare una carriera come quella di Gianluca Basile, arrivando ad indossare la maglia azzurra della Nazionale Cadetta. Adorava la stella tragica Kobe Bryant, lui che nella juniores della Scavolini aveva incrociato pure il monumento Gigi Datome, andando persino a referto in doppia cifra.
Sin da verde età, aveva guardato il ferro senza staccare i piedi dal campo: la carriera, certo, ma soprattutto lo studio, fra liceo scientifico e università. Ha illustrato con la sua classe i palazzetti della regione, vincendo campionati entusiasmanti, e, smessa la canotta, più che un coach, era diventato un maestro autentico, una guida sicura, un punto di riferimento.
Ai tempi in cui allenava in serie D lo Sporting Club Bitonto del presidente Giuseppe Granieri – a proposito, per il gruppo gialloverde era “umile, buono, disponibile, innamorato perso della pallacanestro e della sua famiglia” – al termine di ogni match, perfino il più procelloso, recuperava l’aplomb e ti raccontava con obiettiva pacatezza e assoluta competenza quel che s’era consumato nei quarti fatali.
Garbo, educazione, saggezza ed un innato senso della misura lo contraddistinguevano nel suo rapporto con i suoi allievi che non lo dimenticheranno mai.
Per questo, anche se la truce “Dama dai denti verdi” ha fatto risuonare la sirena nel Palasport dei giorni, il cuore di Vito continuerà a battere all’unisono con i cuori di chi lo ha apprezzato e massime amato – la mamma, la consorte Anna Vita, la piccola sua Alice, i fratelli Enzo, altro valente cestista, e Alessio, medico, e i parenti tutti – e quel palpito condiviso avrà il canto di un pallone a spicchi che rimbalza sul parquet, ansioso di volare nella retina e fare canestro alla morte crudele…