Lo scorso 14 maggio, presso la Palestra Fitmania di Turi, abbiamo
incontrato Salvatore Bettiol, ex atleta italiano, bronzo per la maratona, in
Coppa del Mondo, a Seul nel 1987. Presente come testimone del marchio Diadora
durante il Diadora Day ed ospite d’eccezione all’evento Bright Run Experience,
gara non competitiva di 7 km, svoltasi sempre nella stessa giornata a Turi. Ne
abbiamo approfittato per rivolgergli alcune domande sulla corsa, intesa sia
come attività fisica che come disciplina sportiva con uno sguardo al sistema
sportivo italiano.
Donatella Chieco: La
corsa come attività fisica, quindi strumento per far fronte alle attività
fisiche quotidiane di qualunque individuo, che abbia o si prefigga uno stile di
vita sano. Consigli per attivare ed educare al mantenimento delle competenze
motorie di base.
Salvatore Bettiol: L’attività fisica, basata sull’attivazione del
sistema cardiovascolare, è fondamentale per mantenere uno stato di buona forma
fisica e di salute. Nello specifico, correre due o tre volte alla settimana (seguiti
da un preparatore) per la durata di 40’ è sufficiente per mantenere un sano e
corretto stile di vita.
D.C.: La corsa invece come attività sportiva agonistica. Consigli per
migliorare le condizioni fisiche e psichiche nel raggiungimento di diversi
obiettivi: dalla 5 km alla 10 km; dalla 10 km alla mezza maratona e dalla mezza
alla 42 km su strada.
S.B.: La
preparazione delle varie distanze dai 5000 mt alla maratona è basata
specificatamente sul numero di km percorsi e la qualità. Per le distanze corte,
parlo fino alla mezza maratona, ormai quasi definita una gara di mezzofondo. I
lavori specifici sono di intensità superiore in quelli eseguiti per preparare
la maratona, per cui si necessita di percorrere molti km per abituare il fisico
a sostenere la lunga distanza.
D.C.:
Quanti allenamenti alla settimana vanno dedicati alla qualità?
S.B.:Per l’atleta evoluto almeno tre lavori sulla qualità, mentre per un
semplice corridore o appassionato bastano due allenamenti specifici, anche se
molti non lo fanno e preferiscono correre senza inserire lavori anaerobici che
permettono invece di migliorare fisicamente.
D.C.:
Oltre alle ripetute basiche, ovvero un minuto veloce e un minuto lento, cosa
altro consiglierebbe?
S.B.:Le ripetute basiche, meglio definite come cambio di ritmo (Fartlek), consiglio di sostenerle almeno
una volta alla settimana, abbinando un lavoro di qualità con un ritmo elevato
per almeno qualche km. Questo serve per aumentare la capacità organica, che ci
permette di lavorare meglio quando andiamo ad attivare il sistema anaerobico (Fartlek).
D.C.:
Che andatura è preferibile mantenere nella mezza maratona così come nella
maratona, per iniziare e soprattutto finire bene la performance?
S.B.:Il mio consiglio, sia per gli esperti che per i principianti, è di
mantenere almeno per i primi km un’andatura costante che possa permettere all’organismo
di adattarsi al meglio per cercare di aumentare il ritmo nella parte finale. Io
la definisco come gestione delle energie per tutta la durata della
competizione.
D.C.:
Come è nata la Sua passione per la corsa?
S.B.:Ho iniziato come molti ragazzi con il calcio, ma, dopo pochissimo tempo,
partecipando ad una corsa domenicale, che mi ha suscitato una grande emozione, ho
capito da quel giorno che la corsa sarebbe stata il mio sport ideale,
dimostrando di vincere da subito le prime competizioni agonistiche della mia
categoria.
D.C.:
Qual era il Suo allenamento nella preparazione delle Maratone?
S.B.:Nello specifico, era basato su molti km settimanali, circa 230; due
allenamenti al giorno divisi con lavori aerobici, alternati a lavori anaerobici
ed esercizi di potenziamento, e allungamento muscolare. Uno su tanti: percorrere
3 x 5000 in 14’30” recuperando di corsa al ritmo di 3’ per km. Questo è stato
un lavoro di alta intensità e qualità. Per preparare la maratona è necessario
non solo percorrere molti km ma anche lavorare ad alta intensità per tratti
medio brevi.
D.C.:
E il tuo regime alimentare?
S.B.:Regime semplice, dieta mediterranea basata su 5 pasti al giorno, introducendo
in base alle necessità, carboidrati, proteine e grassi e non dimenticando mai
una corretta idratazione.
D.C.:
Potrebbe descrivere l’emozione provata durante le vittorie conseguite?
S.B.:L’emozione è indescrivibile, posso solo dire che raggiungere traguardi così
importanti ti aiuta a continuare con i sacrifici che sono indispensabili per
raggiungere le vittorie.
D.C.:
Oggi Lei esprime la Sua passione per la corsa promuovendo diverse iniziative, come “La 5 alle 5” che, oltre a Lucca,
Treviso ha fatto tappa anche a Bari a fine giugno. Quindi crede nel modello
partecipativo della corsa come forma di educazione all’attività fisica prima
che sportiva?
S.B.:Certo, queste iniziative, nate soprattutto per la passione che mi lega
alla corsa, servono per trasmettere alle persone la passione per l’attività
fisica come sano stile di vita e non di attività competitiva. Infatti queste
manifestazioni, sempre più partecipate nel nostro territorio, dimostrano che
per le persone sono un punto di aggregazione e motivazione sul corretto e sano
stile di vita.
D.C.:
In Italia purtroppo secondo le recenti indagini del CONI, lo sport in generale
risente della problematica dell’abbandono, dovuta soprattutto al modello
comunicato, che è prettamente agonistico e quindi non partecipativo. Cosa pensa
a riguardo? Forse ci sono pochi educatori e troppi tecnici sportivi? Forse c’è
la cultura dell’impianto sportivo per l’atleta e per il livello sportivo
competitivo piuttosto che la cultura dello sport come stile di vita che
porterebbe a veder campetti e piste disseminati in ogni quartiere delle nostre
città?
S.B.:Lo sport non è un addestramento ma è educazione, quindi ci vogliono
persone adatte e preparate per allenare i ragazzi in modo tale che venga
suscitato entusiasmo e non si crei il fenomeno dell’abbandono precoce. Questo
avviene, perché in Italia c’è poca cultura dello sport, a differenza di altri
paesi che sin dalla scuola di base hanno educatori per promuovere l’attività
sportiva.
D.C.:
Quali le responsabilità della classe politica dei vari livelli di governance territoriale per evitare
l’analfabetizzazione motoria dei bambini, dato allarmante su cui stanno
lavorando tra l’altro i ricercatori della scuola regionale dello sport del Coni
di Bari, anche alla luce dell’utilizzo di cellulari, tablet, videogame da parte
di questi piccoli utenti?
S.B.:Certamente tutte queste distrazioni non aiutano a promuovere una sana
attività fisica fra i giovani, anzi vengono sempre più immersi in un stile di vita
che porta all’obesità già da tenera età.
D.C.:
Cosa si può fare in merito? e nei termini della
promozione sia di una cultura dell’educazione motoria orientata alla fitness
(intesa come consapevolezza delle proprie capacità motorie) e al wellness sia
di un sistema sportivo nazionale funzionante nel veicolare i concetti di
eduzione e pratica sportive?
S.B.:Promuovere sin da piccoli l’educazione motoria nelle scuole e nelle
varie associazioni sportive attraverso preparatori qualificati che non siano
degli addestratori ma che creino un’adeguata percezione dell’attività motoria
come un’unione imprescindibile tra mente e corpo.
(Fotografia di Silvano D’Angela)