Siamo nel diciottesimo secolo, Hugh Glass cacciatore di pellicce affronta un viaggio lunghissimo in condizioni disumane mosso unicamente da una delle più incontrollabili volontà: la vendetta.
Tratto dal libro di Michael Punke, Revenant – Redivivo è parzialmente ispirato all’opera letteraria, ne trae ispirazione romanzando il tutto, ma nonostante la poca complessità della trama (si tratta di un survival revenge movie), ci troviamo di fronte ad una pellicola mozzafiato, una vera e propria esperienza cinematografica. Iñárritu ci getta di forza per due ore e mezza nelle terre selvagge, e lo fa con scene grandiose (i primi 5 minuti sono da far studiare alle scuole di cinema), senza inquadrature buttate a caso, con una fotografia al naturale e celestiale del genio Lubezki (che per la terza volta consecutiva potrebbe vincere l’oscar) e una colonna sonora incredibilmente suggestiva.
Chi si aspetta un film di vendetta dal ritmo serrato rimarrà deluso, Revenant è un film che gioca su tutt’altro con dei ritmi lenti, il che non significa per forza che sia noioso. A farla da padrone in questa dura lotta per la sopravvivenza e la vendetta è sicuramente DiCaprio che qui da una performance fisica, il suo personaggio ha poche battute e tutto il suo repertorio si basa su sguardi, ammiccamenti e spasmi, una performance di tutto rispetto se si vede cosa ha dovuto affrontare per girare certe scene.
Ma sorprendente è stata anche l’interpretazione di Tom Hardy, candidato all’oscar come attore non protagonista, che qui da luce ad un villain sporco, truce, infame e detestabile, per certi versi mi ha anche sorpreso di più di Leo.
Se vogliamo ricapitolare Revenant – Redivivo è un film di una bellezza brutale per come è costruito, in molti obietteranno alla poca trama, ma in questi ultimi anni, insieme a Mad Max Fury Road, il film di Iñárritu rappresenta la quintessenza del cinema, trama ridotta all’osso cosi come i dialoghi dei protagonisti principali, tutto basato sulla narrazione visiva eppure film guardabilissimi che uniscono blockbuster e autorialità.
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