“Io in tempi di
crisi ho voluto iniziare con una storia d’amore…”
Con
queste parole l’autrice ha presentato il suo secondo romanzo.
Tre
anni dopo il grande successo di Acciaio, la scrittrice torna a casa, decide di ambientare
la storia nella provincia di Biella dove è nata e cresciuta.
Il romanzo ha la crisi sullo sfondo, questa crisi a
noi così vicina, che ci accompagna nei discorsi e nelle azioni di tutti i
giorni, ma non parla della crisi. Piuttosto racconta l’amore e il coraggio di
personaggi che trovano delle risposte possibili, delle vie di uscita.
Marina è la ragazza che dà il nome al romanzo,
caparbia, testarda, talentuosa. Canta e balla nei centri commerciali, sogna di
diventare famosa e di sfondare nel mondo della musica e dello spettacolo. Un
po’ eroina ottocentesca, un po’ ragazza di provincia con una storia difficile
come tante altre, Marina è sfuggente, inafferrabile ma ha un punto di
riferimento che resta sempre fermo: Andrea. Ventisette anni, bibliotecario, ha
un sogno che tutti considerano impossibile: fondare un’azienda casearia nei
luoghi dei nonni, ritornare laddove è nato per ricostruire.
Qui arriviamo al cuore del romanzo: se con Acciaio
Silvia Avallone aveva raccontato una guerra aperta, un mondo che, nel benessere
generale di cui parlavano i telegiornali, sembrava dimenticato, Marina Bellezza
è un modo per rispondere a questo senso di generale impossibilità che ci
circonda, l’impotenza della crisi, dello stallo. Dopo Piombino, quindi, anche questa
Valle Cervo è un po’ terra di confine.
Ma non è una provincia angusta e soffocante, al contrario ha gli spazi
immensi della provincia americana di cui parlano Richard Ford e altri autori
americani molto amati dalla scrittrice. Il romanzo è anche un modo per
continuare il discorso sul rapporto padri-figli. Resta l’interesse per le
dinamiche familiari complesse ma, mentre in Acciaio Silvia rappresentava due
adolescenti che subivano situazioni familiari difficili, adesso in scena ci
sono due ragazzi che non vivono più in casa, hanno costruito una propria vita
fuori ma continuano a pensare a quello che hanno lasciato.