Eugenio Pacelli, Papa Pio XII, si spense il 9 Ottobre 1958 e il mondo lo ha pianto come un grande Papa, soprattutto per ciò che aveva fatto durante il drammatico periodo della Seconda Guerra Mondiale in soccorso dei perseguitati. Questa più che meritata stima nei riguardi di Pacelli, però, successivamente alla pubblicazione di un libro, scritto dall’autore britannico John Cornwell, intitolato “Il papa di Hitler” incomincia a vacillare. Infatti il libro, prima accusa direttamente Pio XII di indulgenza verso il nazismo e dopo sostiene che un’azione forte come la scomunica lanciata contro Hitler avrebbe fermato l’orribile “soluzione finale” che stava sterminando il popolo ebraico.
E’ pur vero che Pacelli contrariamente a Papa Ratti, suo predecessore, possedeva un indole meno combattiva, ma più riflessiva e diplomatica, ma le convinzioni più intime e profonde di questo Papa si rivelano quando si verifica qualcosa di nuovo rispetto al modus operandi della Santa Sede e mi riferisco al momento in cui fu diffusa l’enciclica “Mit brennender sorge” che differiva da tutte le altre encicliche precedenti, poiché fu scritta in tedesco e non in latino, il che rende evidente a chi fosse realmente destinata.
Questa enciclica condanna molto chiaramente l’ideologia della razza, contesta chi vorrebbe cancellare le radici ebraiche del cristianesimo e anche se in modo indiretto fa riferimento al Fuhrer e al neopaganesimo legato alla divinizzazione del suo ruolo. Non compaiono le parole nazista, Hitler o Ebrei, ma il suo messaggio è inequivocabile.
All’epoca della suddetta enciclica il Cardinale Pacelli era Segretario di Stato e praticamente comandava la Chiesa Cattolica al posto dell’ammalato Pio XI e quando tre cardinali e due vescovi tedeschi domandarono al Papa chi avesse scritto realmente il testo che condannava il nazismo, malfermo rispose ”Ringraziate lui…! Ha fatto tutto lui…ormai è lui che fa tutto!”
Il cosiddetto Papa dei “silenzi” durante la guerra non rimase con la bocca chiusa, ma attraverso radiomessaggi, allocuzioni natalizie e altri discorsi rivolse appelli per benedire qualsiasi azione compiuta in favore dei perseguitati e preferì alla retorica l’aiuto concreto accogliendo nei conventi e nei monasteri migliaia di oppressi. Si calcola difatti che un numero che va tra i 700.000 e gli 860.000 ebrei trovarono in questo modo la salvezza dalla ferocia nazista.
Voi mi chiederete, ma perché non usò lo strumento della scomunica?
E io vi rispondo, Elisabetta Prima e Napoleone Bonaparte furono entrambi scomunicati e non cambiarono la loro politica, non credo che un invasato di nome Adolf Hitler avrebbe fatto diversamente!