Ferdinando II, con decreto 3140 del
29/11/1835, concesse il sovrano beneplacito per
la fondazione dell’ Orfanotrofio
di orfane, sotto il nome dell’augusta consorte Maria Cristina di Savoia. Esaudì
così il voto espresso dal Consiglio Provinciale di Bari, presieduto dal bitontino Carmine Sylos e le
istanze dei Pari de Regno, Rogadeo e Gentile.
I lavori di adattamento dell’ex
complesso conventuale dei carmelitani vennero affidati al valente architetto
bitontino Luigi Castellucci che, in seguito, nel 1849 realizzerà a Bitonto il grande palazzo, ora sede del Comune, e nel
1857 il cimitero monumentale.
Con la definitiva approvazione del
progetto Castellucci il 27/ 9/ 1838, l’appalto per la costruzione del “Reale
Orfanotrofio” di Bitonto venne aggiudicato alla ditta Paolo De Angelis.
L’ 8/ 1/1839 venne solennemente
collocata la prima pietra. I lavori durarono tredici anni e, per il decesso del
De Angelis, furono continuati dalla
vedova con la fideiussione del signor Francesco Laudesi, che consegnò le opere appaltate
il 15 aprile 1852.
L’edificio rimase mozzo del piano
superiore, ma già s’impone per la maestà ed eleganza delle linee, per la
disposizione degli ambienti, per il sapiente inserimento del complesso
romanico.
Il 15/10/1852 ci fu il discorso
inaugurale del dr. Carlo D’addosio, segretario generale del Consiglio degli
Ospizi del Regno Di Napoli, con il quale si affermava che nell’orfanotrofio
l’istruzione doveva limitarsi a quanto bastava per farne buone e diligenti
massaie, capaci di provvedere ai bisogni di umili famiglie.
Già all’epoca, queste idee vennero
considerate retrive ed antidemocratiche. Si era negli anni1848-1860, in cui i
fermenti liberali scuotevano l’Europa, le nazioni si affrancavano dagli imperi,
si annunciavano le nuove dottrine collettiviste di Marx. Tuttavia, con l’Unità
d’Italia, per circa un secolo il “ Maria Cristina” di Bitonto, malgrado
l’avvento della borghesia, fu retto con la mentalità tipicamente borbonica.
Il giorno dell’inaugurazione ci fu in Bitonto gran festa.
Gli edifici pubblici e l’Arco di Porta Baresana vennero illuminati, fu offerto
il pranzo ai detenuti e agli infermi dell’ospedale. Il noto maestro Ottavio
Festa compose, appositamente, un inno in onore del sovrano di Napoli. Al
termine della cerimonia, officiata 9n chiesa dal Vescovo Materozzi, venne
insediata l’Amministrazione e affidate le orfane alla direzione delle Figlie
della Carità, con la raccomandazione di dirigere l’Orfanotrofio sempre per il
bene dell’umanità, per il mantenimento della pubblica morale, per la gloria
della religione, per la gratitudine e devozione verso l’Augusto Principe
(Ferdinando II).
Concluse la giornata il lauto pranzo dato per 36 invitati in una villa
patrizia a Santo Spirito. La mensa delle orfanelle venne, invece, allietata con
abbondante piatto di pasta e fagioli.