Care lettrici oggi affrontiamo un
argomento che ha suscitato in me particolare interesse in quanto tema della mia
tesi di laurea ovvero quello dell’aborto farmacologico con RU486.
Viene definito aborto
farmacologico o medico il trattamento farmacologico che
consente l’interruzione volontaria della gravidanza entro il 49° giorno mediante
l’utilizzo di uno o più farmaci (in genere l’associazione di due) senza
ricorrere alla tecnica chirurgica.
Per provocare l’aborto il metodo più utilizzato e diffuso è
rappresentato dall’associazione di Mifepristone, meglio conosciuto come RU486, in
commercio in Italia dal 2009 e le prostaglandine, in commercio agli anni 80. Facciamo
un breve cenno all’excursus burocratico.
Nel giugno 2007 L’EMA (ENTE EUROPEO PER IL CONTROLLO DEI FARMACI)
ha approvato l’uso del mifepristone ribadendone la sicurezza. Parere espresso
anche dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, che nel luglio 2009 ne ha
autorizzato l’uso.
Nella pratica, l’aborto farmacologico prevede l’assunzione di
una compressa di mifepristone, seguita dopo 48 ore da una compressa di
misoprostolo. Scopriamo assieme quale sia la loro funzione e come agiscono.
Il mifepristone è un farmaco che contrasta l’attività di alcuni ormoni (progesterone e
glucocorticoidi) necessari per il proseguimento della gravidanza, provocandone
l’interruzione. Inoltre aumenta la sensibilità dell’utero al misoprostolo, il
farmaco che provoca le successive contrazioni.
Il mifepristone non va confuso con la pillola del giorno
dopo (che invece è un farmaco per la contraccezione
d’emergenza),
da cui si differenzia sia per i meccanismi di azione che per i tempi di
assunzione. Infatti la pillola del giorno dopo, oltre a dover essere
somministrata entro 72 ore dal rapporto sessuale, agisce semplicemente bloccando
l’ovulazione ma senza avere effetti
sull’impianto di un eventuale embrione, per cui non è in alcun modo in grado di
indurre un aborto.
Le prostaglandine,
invece,sono ormoni ad azione locale che fanno maturare la cervice uterina e
causano le contrazioni. Il misoprostolo(800 mcg in via vaginale, 400 per uso orale) viene utilizzato in tutto il mondo
assieme al mifepristone per l’aborto farmacologico. La somministrazione per
bocca è meno efficace di quella vaginale
ed è associata ad una maggiore frequenza di effetti collaterali (nausea,
vomito, diarrea).
L’aborto
farmacologico ha gli stessi effetti collaterali dell’aborto chirurgico. Si possono verificare quindi dolori addominali e crampi similmestruali; nausea, vomito, diarrea sono
riferiti nel 40% dei casi.
La
perdita ematica è comune :in genere più intensa del flusso mestruale e dura tra
8 e 15 giorni. Un rischio importante è rappresentato dalla sepsi da Clostridium Sordellii, evento raro ma
fatale seguito ad aborto farmacologico.
In
questo ultimo periodo sono notevoli le polemiche in merito alla RU486,
scoppiate dopo il decesso della donna a Torino dopo l’assunzione della RU486.
Un
‘infezione che fino ad oggi ha causato negli USA 8 decessi, in Europa altri 2.
Fino all’altro ieri
sarebbero 27 (escluso il caso italiano su cui si sta indagando) le donne morte
dopo aver abortito con la pillola RU486. A loro potrebbero aggiungersi i
decessi di altre 12 persone che hanno assunto lo stesso farmaco ma non per
scopi abortivi. Si arriverebbe così a quota 39.
Delle 27 donne
morte dopo l’assunzione del farmaco, 14 sono morte negli Usa, una in Canada,
una in Portogallo, 6 in Gran Bretagna, 2 in Francia, una in Svezia, una a
Taiwan e un’altra in Australia.
I
dubbi quindi sulla legittimità e sicurezza di questo metodo sono
aumentati ma tengo a precisare che questo articolo non rappresenta un deterrente al ricorso del metodo
farmacologico, in quanto ogni donna che ha deciso di interrompere la gravidanza
è libera di scegliere il metodo che ritiene più opportuno.