Per trattare questo delicato argomento, considerata la nostra anagrafe probabilmente ancora acerba, abbiamo preferito sentire il parere di un esperto.
Cosimo Demichele, docente da 30 anni, ha formato, in senso sportivo e non, generazioni di ragazzi nelle nostre scuole.
“Mi interesso di orientiring e lo faccio praticare a scuola. Sono tornato pochi giorni fa con i ragazzi del commerciale – ci racconta – dalle finali a Lignano che si sono svolte dal 22 al 24 settembre scorso”.
Attualmente com’è il rapporto fra giovani e sport nella scuola?
“Le strutture non sempre sono all’altezza, arrivano pochi finanziamenti e c’è poca voglia di confrontarsi perché ci troviamo nella società dell’apparire e si ha paura di far brutte figure. Ci sono buone possibilità se si riesce a dare più spazio. Le scuole un po’ mortificano i giovani, si sottovaluta il valore pedagogico dello sport. Invitando i ragazzi a studiare e lasciare stare l’attività sportiva spesso si perde il loro entusiasmo. Guarda caso, le scuole del nord sono prime sia nello sport che nello studio. Spesso si sottovaluta ma lo sport può dare spazio e sfogo ai ragazzi per realizzarsi.
La scuola dovrebbe essere più attenta. Avrò portato dalle scuole medie ad oggi almeno una dozzina di volte allefinali nazionali di calcio femminile, atletica, varie specialità sportive: i ragazzi bravi ci sono ancora.”
Quali sono le difficoltà del lavoro con un substrato così delicato ma così importante come il futuro dei giovani?
“Difficoltà non ce ne sono, i ragazzi sono tutti uguali dai 14 ai 19 anni. Vanno capiti, ascoltati: è cambiato il modo di approcciarsi ma è nel corso delle cose. Si fa fatica ad entrare nel loro animo perché si sentono presi in giro dalla società e dal fatto che qualcuno possa dar loro attenzioni”.
Che importanza hanno i risultati nello sport che in età scolare quasi mai è professionistico?
“Importanza notevole perché significa dare una possibilità a chi fa attività agonistica ad un certo livello di fare delleesperienze che diversamente non avrebbero potuto fare: uscire, confrontarsi con altri coetanei, in un clima quasi goliardico dove ci si gioca anche qualcosa di importante”.
Cosa cambierebbe per migliorare il binomio sport – scuola?
“Innanzitutto concedere più spazio, offrendo la possibilità di praticare sport in un clima sereno, esercitarsi senza avere tante aspettative. Più che sulle vittorie insisterei sul divertirsi.
Poi rendere fruibili e disponibili gli spazi. Lo sport è diventato una questione d’elitè: per strada non ci sono più possibilità di giocare come un tempo, solo all’interno di strutture. L’Amministrazione attenta è quella che riesce a creare mini – impianti sparsi all’interno della città.
A tal proposito quando era assessore Peppino Parisi, facemmo montare delle giostrine in piazza Caduti del terrorismo ed una volta distrutte non furono più ripristinate. Fu un errore. Chi ci abita deve capire che quello spazio va destinato alle attività sportive e tutelato. Non ci si può arrendere dinanzi alla prima difficoltà, anzi bisogna essere sentinelle contro l’incuria.
Ho grande nostalgia della Consulta dello sport, quando si coltivavano ideali e ci si impegnava per il bene della città”.