L’avvento dell’autunno e del freddo fa spesso risvegliare sintomi dolorosi apparentemente scomparsi durante l’estate.
Quanti in concomitanza con l’imbrunire della vegetazione sentono i propri acciacchi fisici aumentare?
Esempi classici di stati algici legati alle variazioni climatiche si verificano in soggetti che presentano cicatrici, esiti di fratture (anche molto lontane nel tempo), malattie reumatiche, stati artrosici di alcune articolazioni e cefalee.
Non di rado, i nostri nonni riuscivano a percepire, attraverso questi stimoli dolorifici, l’eventualità di un cambiamento delle condizioni meteorologiche.
Ma è verosimile che il clima condizioni il dolore, oppure si tratta solo di superstizione? O in alternativa si tratta di un mero condizionamento psicologico?
Studi recenti, confermano che soggetti affetti da artrosi di ginocchio avvertano dei peggioramenti sensibili della sintomatologia in corrispondenza dei giorni di maltempo o, addirittura, anche fino a 72 ore prima.
Anche i calli ossei che si formano per saldare le fratture, così come le cefalee divengono campanelli d’allarme quando il tempo sta per variare e peggiorano quando si verificano rovesci e temporali.
In molti si sono cimentati per comprendere come questi fenomeni siano possibili nonché per capirne i meccanismi scientifici sui quali sono basati.
Pare che la pressione atmosferica giochi un ruolo fondamentale.
Infatti, quando il clima si irrigidisce e ci sono perturbazioni la pressione atmosferica diminuisce, questo calo determina variazioni pressorie registrate anche dai barocettori presenti nei nostri organismi.
I barocettori sono terminazioni nervose situate nei vasi sanguigni, essi riproducono dei segnali nervosi talvolta associati al dolore.
In buona sostanza la variazione pressoria determina modifiche paragonabili ad allungamenti ed accorciamenti che vengono rilevate come indicazioni negative da parte del sistema nervoso periferico e rielaborate da quello centrale in chiave dolorosa.
Inoltre la pressione atmosferica alterata determina un cambiamento della velocità del flusso ematico, questo fenomeno è più evidente nei soggetti con patologie reumatiche o in presenza di traumi o artrosi. Anche in questo caso i barocettori rilevano informazioni classificate come anomalie.
Secondo altri studi, pare che anche lo stato elettromagnetico dell’aria influisca negativamente sui tessuti lesionati.
Le persone che hanno cicatrici più o meno profonde risentono infatti delle variazioni climatiche legate ai venti caldi come lo scirocco o il Fhoen. Questi venti alterano sia la pressione sia la carica elettromagnetica. Il segnale elettrico delle terminazioni nervose risulterà quindi distorto maggiormente in quei distretti nei quali sono presenti delle lesioni.
Ai fenomeni fisici elencati si deve aggiungere la variabile psicologica.
Ci sono persone che sistematicamente risultano influenzate dal meteo. I meteoropatici sono stati oggetto di svariati studi attraverso i quali è stato dimostrato che le variazioni climatiche possono determinare in maniera sensibile: sbalzi di umore, riduzione delle capacità lavorative, stress, dolori somatici, alterazioni dell’appetito.
Concludendo, meteo condiziona le nostre vite da tanti punti di vista e, citando “Il favoloso mondo di Amelie”, l‘angoscia del tempo che passa ci fa parlare del tempo che fa…