In molti lo definiscono “il Decameron
post-moderno“. Data l’insaziabile curiosità di Chuck Palahniuk, nulla
vieta che si sia ispirato proprio all’opera del Bocaccio. Nell’opera del
Bocaccio, i protagonisti, sono inseriti in un contesto ben diverso da quello in
cui invece si trovano gli stessi nel romanzo di Palahniuk.
Nel Decameroninfatti, i protagonisti si rifugiarono in una casa di campagna, poichè
scappavano dalla peste; in Cavie la “peste” da cui scappano i
protagonisti, non è altro che la vita di tutti i giorni, una vita piena di
distrazioni, piena di elementi che impediscono a questi di scrivere il loro
racconto.
Gli “aspiranti scrittori“, si ritrovano insieme, poichè
tutti hanno deciso di prendere in considerazione un articolo, appeso in varie
zone della città: “Ritiro per scrittori: abbandona la tua vita per tre
mesi”. Il ritiro consiste nell’isolamento più totale per tre mesi, in un
luogo tutt’altro che rassicurante: un vecchio teatro situato in una zona
sperduta, da cui una volta entrati, sarà impossibile e ugualmente futile
scappare.
I personaggi (esclusi i due organizzatori del ritiro), hanno tutti
soprannomi bizzarri, insoliti, ma che allo stesso tempo ci fanno intuire la
loro personalità, o il loro mestiere. La formula che si ripete per tutto il
libro consiste in: narrazione-poesia-racconto-narrazione…ecc.; ad eccezione
della prima pagina in cui si trova una poesia anonima intrododuttiva.
Il
romanzo quindi ci informa degli avvenimenti all’interno del teatro, ogni tanto
la narrazione si interrompe, dando vita ai racconti dei personaggi introdotti
da poesie. 23 racconti, uno più inquietante dell’altro, talmente abrasivi che
quando se ne finisce uno, è possibile che ci si dimentichi cosa sia successo
nel tratto narrativo precedente. Racconti forti, immediatamente dal primo, il
cui nome non poteva essere che Budella. Come suggerisce Niccolò Ammanitiin copertina: “…Lasciatelo stare se avete lo stomaco debole”.
Non
mancano le descrizioni minuziose e ricercate del nostro genio, che ci lascia
col fiato sospeso fino all’ultimo racconto, dato che la narrazione è in prima
persona e l’identità del narratore è avvolta dal mistero.