L’Africa e i suoi colori che incantano. L’Etiopia è un altopiano che si snoda quasi completamente ad altezze che vanno da 4757 metri a 2000 metri sul livello del mare. Un territorio in cui si possono ammirare le undici chiese monumentali di Lalibela, scavate nella roccia vulcanica rossa e il paese fatto di castelli vicino Gondar. Una terra che custodisce i monoliti più grandi del mondo ad Axum e vive ancora i lasciti ricchi di fertilizzanti delle piene del Nilo.
Un mondo in cui il respiro della natura è forte e i sorrisi bianchissimi dei bambini illuminano chi li guarda e sono la più grande lezione sulla necessità vitale di sperimentare la povertà per potersi affrancare dalla miseria.
“Quando si parte per l’Africa si parte con un’idea che poi è un pregiudizio e uno stereotipo. Io sono partito con l’idea di andare a dare, a salvare, e invece lì io ancora imparo un sacco di cose. Sto ricevendo tantissimo. E forse, sono io che mi salvo.”
Le parole di padre Leonardo D’Alessandro, sacerdote dell’arcidiocesi Bari Bitonto, segretario della commissione nazionale liturgica etiope, sono dette con voce profonda e contengono tutte le contraddizioni e le intensità che l’incontro con questo continente può riservare ad un missionario che da oltre trent’anni vive l’esperienza della missione a Soddu Abala, una piccola località molto più a sud di Addis Abeba in cui non c’è mai stata l’energia elettrica.
Giunto così lontano per proseguire il lavoro di Don Franco Ricci, prete diocesano nato a Bitonto e vissuto a Bari, che trascorse gli ultimi dieci anni della sua vita come missionario in Etiopia dove fu ucciso il 19 giugno 1992, sostenuto e incoraggiato da don Cosimo Stellacci, uomo del Vangelo che conosceva bene le paure e le verità cui certe esperienze chiamano, Abbà Leo, come lo chiamano in Africa, non ha mai comprato scarpe per i piccoli bambini della missione, ma pannelli solari per animare televisori su cui seguire Magic English.
“Le scarpe non ti cambiano la vita, l’inglese si. Dare l’istruzione vuol dire dare gli strumenti per il cambiamento. Perchè io credo che il cambiamento non viene dalle strategie economiche e finanziarie ma viene dal cuore, in cui opera l’annuncio del Vangelo e dalla testa. Se la persona cambia porterà un cambiamento nel mondo, per questo credo nel valore dell’aiutare i ragazzi a studiare”.
Il dialogo, moderato dal giornalista Enzo Quarto, in una bella sera di fine estate nel torrione Angioino a Bitonto, ha lasciato emergere una immagine dell’Africa inedita e inaspettata, un continente ricco, con una tradizione cristiana e islamica antichissima, in cui l’appartenenza ad una tribù anima conflitti ma custodisce anche il valore dell’uomo come essere comunitario. Una realtà in cui i diritti non sono dell’individuo ma della comunità, in cui l’attuale primo ministro, Nobel per la pace nel 2019, ha definito un governo con il 50% dei ministri donne e ha fatto eleggere Presidente delle Repubblica una donna.
Una realtà in cui povertà di mezzi non significa miseria, in cui il servizio evangelico toglie forza alle schiavitù, depotenzia la legge dell’apparenza a vantaggio della dignità umana e della libertà. Un mondo in cui i bambini hanno madri amorevoli e fratellini con cui giocare invece che bambolotti. In cui divertirsi con le liane è fonte di gioia vera e non aliena come giocare davanti alla playstation. Un mondo che ha bisogno di trasformare risorse proprie per evolversi completamente.
“Il missionario – afferma padre Leonardo – è un facilitatore che mette in gioco le risorse locali. Io ho costruito diverse scuole, coinvolgendo le risorse del luogo. Costruiamo le scuole e loro mi mandano i maestri. I maestri di lì vengono pagati da chi amministra le risorse locali, dal governo”. Costruire le scuole è il primo passo quindi e tutte le donazioni che sono destinate alla missione di Soddu Abala vengono investite in questo. A sostegno dei progetti di Padre Leonardo, anche i proventi del libro “E’ possibile non ammalarsi” scritto da Damiano Stellacci, che prende in analisi il tema della salute e della presenza responsabile dell’uomo sul pianeta Terra.
L’esperienza dell’Africa condivisa da Padre Leonardo è esperienza di “volto”, come la definirebbe Levinàs, in cui l’io, dinanzi al volto dell’altro, perde il suo potere, si disarma, entra nell’appello di aiuto per accedere, senza sandali, a piedi nudi, ad una dimensione di autentico incontro dell’altro che rende ricche, assolutamente ricche, tutte le parti in dialogo.