Il cognome Caiati è abbastanza raro ed è specifico della zona compresa tra Bari e Bitonto.
Caiato, rarissimo, sembrerebbe originario di Trani.
Famiglia appartenente sin dal secolo XVII al ceto civile e borghese bitontino, nota per il contributo dato alla riorganizzazione, su basi imprenditoriali, delle strutture fondiarie, alla democratizzazione e ammodernamento di quelle civili.
Nella frazione di Palombaio di Bitonto, ai margini della panoramica “Conca dei Cazzilli”, sulla strada che un tempo collegava il centro apulo di Bitonto con la località orfico dionisiaca di “Malnome“, sorge la stupenda Villa settecentesca “Caiati”. Fu costruita per volere di Michele Caiati, liberale, antesignano dell’idea di democrazia e libertà, Decurione dell’Universitas civium. È una tipica sfarzosa costruzione rurale che sia nell’impianto come nell’alto si rifà a modelli di origine iberica con recinto, portale, patio, Torre belvedere ad otto luci elevatesi sulla cappella gentilizia voltata a schifo, retrostante fabbrica a due piani con ampia stupenda balconata egregiamente scolpita. Sull’architrave della cappella una lapide assegna la dimora campestre alla famiglia “Caiati”, il cui stemma araldico, caratterizzato da uno scudo “cappato”, svetta sulla balconata principale.
Incappato è un termine utilizzato in araldica per indicare la figura araldica di uno scudo diviso in tre da due diagonali che partono dalla metà del capo. Nel caso in cui i tre campi sono di smalti diversi, si preferisce il termine interzato incappato.
La residenza Caiati, ancora intatta e splendida fra gli ulivi, è un tipico esempio di centro operativo aziendale realizzato in un periodo di trasformazione della facies socio-economica pugliese, di acquisizione da parte di famiglie illuminate di grandi estese terre vacue e boscose, di dissodamento e messa a dimora di ulivi con l’ utile sistema enfiteutico. Passò successivamente in proprietà alla nobile famiglia Donadio i quali apposero il proprio sistema araldico sul varco d’ingresso.