Il
punto più basso si è toccato ieri l’altro con una decisione che non
ha bisogno di commenti.
Il
questore di Bari, Antonio de Iesu, è stato chiaro: il voto di
domenica sarà davvero particolare. Due
operatori per ciascuna scuola sede di voto. Il collegamento diretto
con l’ufficio di gabinetto e un gruppo di agenti della Digos,
specializzati, pronti a intervenire in tempo reale in caso di
problemi.
Non
è uno scherzo e, a ben pensarci, neanche una sorpresa.
È
davvero roba seria.
La
giusta conclusione di una campagna elettorale che non dobbiamo avere
paura di definire vergognosa. Ripetiamo: vergognosa. Spigolosa.
Velenosa.
I
motivi sono presto detti.
Sette
candidati (Emiliano, Schittulli, Poli Bortone, Laricchia, Rossi,
Rizzi, Mariggiò) desiderosi di prendere il posto che per 10 anni è
stato del “rivoluzionario gentile” Nichi Vendola.
Bene.Alzi la mano chi conosce cosa vogliono fare questi signori per
risollevare le sorti del tacco d’Italia in materie come sanità,
ambiente, lavoro e welfare, agricoltura, turismo.
Non
si è parlato di questo. Tutto (o quasi) è ruotato attorno a due
aspetti: voto di scambio e i cosiddetti “impresentabili”.
Per
carità, due mali vecchi di una politica imbalsamata, ingessata, in un
perenne stato di crisi e che da tempo ha smarrito la bussola.
Adesso,
però, se ne parla perché qualcuno ha avuto il coraggio di
denunciare. O, magari, perché la misura è davvero colma.
Prendiamo
il voto di scambio, appunto. «Una
pratica schifosa», ha
commentato il candidato del centrosinistra Michele Emiliano.
Si
viene a sapere, allora, che alcuni candidati consiglieri reclutavano,
anche tramite annunci su Facebook, rappresentanti di lista che
avrebbero ricevuto una somma in denaro – si parla di una cifra dai
30 ai 50 euro – in base alla quantità di voti portata in dote.
Chiaro il concetto: più preferenze mi porti, più incassi.
Roba
da rabbrividire. Sia da chi propone, simbolo di cariatidi della
politica nonostante la giovane età anagrafica. Sia da chi riceve,
emblema di una dignità e di un onore facilmente vendibili per un
piatto di lenticchie.
Due
virtù nobili, ma per una classe dirigente che confonde il potere con
il comando e il comando con il dominio e l’imperio, non c’è spazio.
E
che dire, poi, di quella preside che ha inviato centinaia di sms ai
genitori dei suoi alunni per raccattare qualche voto in più?
In
mezzo alle polemiche, ai tentativi di denuncia, alle volontà di
querela, alle prese di distanza (di facciata, ovviamente), un
comitato elettorale di un aspirante consigliere è stato chiuso da un
giorno all’altro.
Già,
nel tacco d’Italia succede anche questo.
Come
accade anche che si faccia largo l’esercito degli “impresentabili”.
Per
carità, secondo la Procura nazionale antimafia (arriva sempre tardi,
chissà perché, e questa volta a cinque giorni dalle elezioni) sono
soltanto 4: Fabio Ladisa, Massimo Oggiano, Enzo Palmisano e Giovanni
Copertino. Il primo è in quota centrosinistra, gli altri tre
nell’area centrodestra.
Cambia
qualcosa? Nella sostanza no, perché la
pubblicazione degli identikit non fa sì che i candidati indicati
siano esclusi dalla gara. Al massimo potrebbero non essere votati
dagli elettori che vengono a conoscenza di una fedina penale non
proprio immacolata dei loro potenziali eletti. Ma tant’è.
Agli
impresentabili, poi, si affiancano quelli che soffrono di
“transumanza”, quella più negativa. Ex fascisti, ex destrorsi,
ex missini, ex schittulliani che sono stati arruolati nell’esercito
di Michele il “gladiatore”. Lui, il magistrato prestato alla
politica, nega tutto: «Falso! Ce ne saranno soltanto 4 su 400».
Peccato,
però, che il problema non siano i numeri. È il fenomeno che stanca
e trabocca.
Così
è, se vi pare. Conta vincere, in politica, e il fine giustifica i
mezzi. Machiavelli ha fatto scuola.
Incredibile
ma vero, in tutto questo c’è un aspetto positivo.
Domenica
si va a votare, dalle 7 alle 23, e si metterà fine a questa farsa
elettorale in salsa pugliese.
E in tutto questo bailamme, ci sono 8 candidati bitontini (Damascelli, Cannito, Palmieri, Daucelli, Presicce, Morea, Di Carlo, Scaraggi). Cerchiamo di non dimenticarlo.