Sono le cosiddette “operazioni baciate” il cuore della nuova inchiesta della Procura di Bari sulla Banca popolare di Bari che ieri ha portato al sequestro preventivo di 16 milioni di euro da parte della Guardia di Finanza. Nel dettaglio sono stati sequestrati circa 5 milioni di euro all’ex codirettore Gianluca Jacobini, altrettanti a Nicola Loperfido e 6 milioni di euro a Giuseppe Marella. I tre sono accusati di ostacolo alla vigilanza; Jacobini anche di false comunicazioni sociali. Banca Popolare è indagata per la responsabilità amministrativa dell’ente. “Le operazioni baciate – spiega il gip nel decreto di sequestro – sono finanziamenti, spesso offerti a tassi di interesse più vantaggiosi, erogati da una banca a un cliente a patto che questi acquisti azioni della banca stessa”. Il finanziamento, però, in correlazione all’acquisto di azioni sovrastimerebbe il capitale, dando una visione che non corrisponde alla realtà. A questi clienti, inoltre, sarebbero stati fatti sottoscrivere mandati irrevocabili a vendere le azioni e i titoli stessi, “quando l’istituto bancario lo avesse ritenuto ‘opportuno’, così determinando, di fatto, la destinazione delle azioni a garanzia del finanziamento concesso”. Infatti, stando alle indagini della Guardia di Finanza, coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, gli indagati avrebbero concesso finanziamenti ad alcuni clienti della banca, prevalentemente grossi gruppi imprenditoriali, “direttamente o indirettamente utilizzati per l’acquisto di azioni proprie, complessivamente incidenti sui fondi propri della banca, in negativo, per 48,9 milioni di euro”. Nel bilancio e nel patrimonio di vigilanza, non avrebbero però – secondo l’accusa – dovuto inserire il valore di queste azioni perché non si tratta di soldi nuovi ma di fondi della banca stessa. Invece lo avrebbero fatto, nascondendolo a Bankitalia e cioè comunicando, per il quarto trimestre del 2015, un ammontare dei fondi della Popolare di Bari “non corrispondente al vero”. Jacobini e Marella sono indagati anche nell’inchiesta per falso in bilancio e falso in prospetto che il 31 gennaio scorso ha portato all’arresto degli ex amministratori della banca, tra i quali Gianluca Jacobini e suo padre Marco, ex presidente, entrambi tuttora agli arresti domiciliari.
«I sequestri da 16 milioni di euro agli ex dirigenti della Banca Popolare di Bari sono un primo passo per rendere giustizia ai tanti risparmiatori danneggiati dalla vecchia gestione dell’istituto, commissariato nel dicembre del 2019». Così in una nota la deputata bitontina Francesca Anna Ruggiero (M5S). «Il provvedimento disposto dalla magistratura barese, che ringrazio per l’impegno che sta profondendo sul caso, è l’ennesima conferma di come l’ex dirigenza della Popolare di Bari costituisse un esempio di cattivo management, le cui prime vittime sono state innanzitutto i cittadini risparmiatori, ingannati e impossibilitati a riscuotere i risparmi di una vita. Già nell’ottobre del 2018 avevo portato in Parlamento il caso dell’istituto barese, per mezzo di un’interrogazione all’ex Ministro dell’Economia Giovanni Tria. I sequestri di oggi (ieri, ndr), dopo gli arresti di fine gennaio, sono un’ulteriore risposta ai tanti risparmiatori che per troppo tempo sono rimasti inascoltati nella loro domanda di giustizia» conclude la deputata.
Sono le cosiddette “operazioni baciate” il cuore della nuova inchiesta della Procura di Bari sulla Banca popolare di Bari che ieri ha portato al sequestro preventivo di 16 milioni di euro da parte della Guardia di Finanza. Nel dettaglio sono stati sequestrati circa 5 milioni di euro all’ex codirettore Gianluca Jacobini, altrettanti a Nicola Loperfido e 6 milioni di euro a Giuseppe Marella. I tre sono accusati di ostacolo alla vigilanza; Jacobini anche di false comunicazioni sociali. Banca Popolare è indagata per la responsabilità amministrativa dell’ente. “Le operazioni baciate – spiega il gip nel decreto di sequestro – sono finanziamenti, spesso offerti a tassi di interesse più vantaggiosi, erogati da una banca a un cliente a patto che questi acquisti azioni della banca stessa”. Il finanziamento, però, in correlazione all’acquisto di azioni sovrastimerebbe il capitale, dando una visione che non corrisponde alla realtà. A questi clienti, inoltre, sarebbero stati fatti sottoscrivere mandati irrevocabili a vendere le azioni e i titoli stessi, “quando l’istituto bancario lo avesse ritenuto ‘opportuno’, così determinando, di fatto, la destinazione delle azioni a garanzia del finanziamento concesso”. Infatti, stando alle indagini della Guardia di Finanza, coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, gli indagati avrebbero concesso finanziamenti ad alcuni clienti della banca, prevalentemente grossi gruppi imprenditoriali, “direttamente o indirettamente utilizzati per l’acquisto di azioni proprie, complessivamente incidenti sui fondi propri della banca, in negativo, per 48,9 milioni di euro”. Nel bilancio e nel patrimonio di vigilanza, non avrebbero però – secondo l’accusa – dovuto inserire il valore di queste azioni perché non si tratta di soldi nuovi ma di fondi della banca stessa. Invece lo avrebbero fatto, nascondendolo a Bankitalia e cioè comunicando, per il quarto trimestre del 2015, un ammontare dei fondi della Popolare di Bari “non corrispondente al vero”. Jacobini e Marella sono indagati anche nell’inchiesta per falso in bilancio e falso in prospetto che il 31 gennaio scorso ha portato all’arresto degli ex amministratori della banca, tra i quali Gianluca Jacobini e suo padre Marco, ex presidente, entrambi tuttora agli arresti domiciliari.
«I sequestri da 16 milioni di euro agli ex dirigenti della Banca Popolare di Bari sono un primo passo per rendere giustizia ai tanti risparmiatori danneggiati dalla vecchia gestione dell’istituto, commissariato nel dicembre del 2019». Così in una nota la deputata bitontina Francesca Anna Ruggiero (M5S). «Il provvedimento disposto dalla magistratura barese, che ringrazio per l’impegno che sta profondendo sul caso, è l’ennesima conferma di come l’ex dirigenza della Popolare di Bari costituisse un esempio di cattivo management, le cui prime vittime sono state innanzitutto i cittadini risparmiatori, ingannati e impossibilitati a riscuotere i risparmi di una vita. Già nell’ottobre del 2018 avevo portato in Parlamento il caso dell’istituto barese, per mezzo di un’interrogazione all’ex Ministro dell’Economia Giovanni Tria. I sequestri di oggi (ieri, ndr), dopo gli arresti di fine gennaio, sono un’ulteriore risposta ai tanti risparmiatori che per troppo tempo sono rimasti inascoltati nella loro domanda di giustizia» conclude la deputata.
Sono le cosiddette “operazioni baciate” il cuore della nuova inchiesta della Procura di Bari sulla Banca popolare di Bari che ieri ha portato al sequestro preventivo di 16 milioni di euro da parte della Guardia di Finanza. Nel dettaglio sono stati sequestrati circa 5 milioni di euro all’ex codirettore Gianluca Jacobini, altrettanti a Nicola Loperfido e 6 milioni di euro a Giuseppe Marella. I tre sono accusati di ostacolo alla vigilanza; Jacobini anche di false comunicazioni sociali. Banca Popolare è indagata per la responsabilità amministrativa dell’ente. “Le operazioni baciate – spiega il gip nel decreto di sequestro – sono finanziamenti, spesso offerti a tassi di interesse più vantaggiosi, erogati da una banca a un cliente a patto che questi acquisti azioni della banca stessa”. Il finanziamento, però, in correlazione all’acquisto di azioni sovrastimerebbe il capitale, dando una visione che non corrisponde alla realtà. A questi clienti, inoltre, sarebbero stati fatti sottoscrivere mandati irrevocabili a vendere le azioni e i titoli stessi, “quando l’istituto bancario lo avesse ritenuto ‘opportuno’, così determinando, di fatto, la destinazione delle azioni a garanzia del finanziamento concesso”. Infatti, stando alle indagini della Guardia di Finanza, coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, gli indagati avrebbero concesso finanziamenti ad alcuni clienti della banca, prevalentemente grossi gruppi imprenditoriali, “direttamente o indirettamente utilizzati per l’acquisto di azioni proprie, complessivamente incidenti sui fondi propri della banca, in negativo, per 48,9 milioni di euro”. Nel bilancio e nel patrimonio di vigilanza, non avrebbero però – secondo l’accusa – dovuto inserire il valore di queste azioni perché non si tratta di soldi nuovi ma di fondi della banca stessa. Invece lo avrebbero fatto, nascondendolo a Bankitalia e cioè comunicando, per il quarto trimestre del 2015, un ammontare dei fondi della Popolare di Bari “non corrispondente al vero”. Jacobini e Marella sono indagati anche nell’inchiesta per falso in bilancio e falso in prospetto che il 31 gennaio scorso ha portato all’arresto degli ex amministratori della banca, tra i quali Gianluca Jacobini e suo padre Marco, ex presidente, entrambi tuttora agli arresti domiciliari.
«I sequestri da 16 milioni di euro agli ex dirigenti della Banca Popolare di Bari sono un primo passo per rendere giustizia ai tanti risparmiatori danneggiati dalla vecchia gestione dell’istituto, commissariato nel dicembre del 2019». Così in una nota la deputata bitontina Francesca Anna Ruggiero (M5S). «Il provvedimento disposto dalla magistratura barese, che ringrazio per l’impegno che sta profondendo sul caso, è l’ennesima conferma di come l’ex dirigenza della Popolare di Bari costituisse un esempio di cattivo management, le cui prime vittime sono state innanzitutto i cittadini risparmiatori, ingannati e impossibilitati a riscuotere i risparmi di una vita. Già nell’ottobre del 2018 avevo portato in Parlamento il caso dell’istituto barese, per mezzo di un’interrogazione all’ex Ministro dell’Economia Giovanni Tria. I sequestri di oggi (ieri, ndr), dopo gli arresti di fine gennaio, sono un’ulteriore risposta ai tanti risparmiatori che per troppo tempo sono rimasti inascoltati nella loro domanda di giustizia» conclude la deputata.
Sono le cosiddette “operazioni baciate” il cuore della nuova inchiesta della Procura di Bari sulla Banca popolare di Bari che ieri ha portato al sequestro preventivo di 16 milioni di euro da parte della Guardia di Finanza. Nel dettaglio sono stati sequestrati circa 5 milioni di euro all’ex codirettore Gianluca Jacobini, altrettanti a Nicola Loperfido e 6 milioni di euro a Giuseppe Marella. I tre sono accusati di ostacolo alla vigilanza; Jacobini anche di false comunicazioni sociali. Banca Popolare è indagata per la responsabilità amministrativa dell’ente. “Le operazioni baciate – spiega il gip nel decreto di sequestro – sono finanziamenti, spesso offerti a tassi di interesse più vantaggiosi, erogati da una banca a un cliente a patto che questi acquisti azioni della banca stessa”. Il finanziamento, però, in correlazione all’acquisto di azioni sovrastimerebbe il capitale, dando una visione che non corrisponde alla realtà. A questi clienti, inoltre, sarebbero stati fatti sottoscrivere mandati irrevocabili a vendere le azioni e i titoli stessi, “quando l’istituto bancario lo avesse ritenuto ‘opportuno’, così determinando, di fatto, la destinazione delle azioni a garanzia del finanziamento concesso”. Infatti, stando alle indagini della Guardia di Finanza, coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, gli indagati avrebbero concesso finanziamenti ad alcuni clienti della banca, prevalentemente grossi gruppi imprenditoriali, “direttamente o indirettamente utilizzati per l’acquisto di azioni proprie, complessivamente incidenti sui fondi propri della banca, in negativo, per 48,9 milioni di euro”. Nel bilancio e nel patrimonio di vigilanza, non avrebbero però – secondo l’accusa – dovuto inserire il valore di queste azioni perché non si tratta di soldi nuovi ma di fondi della banca stessa. Invece lo avrebbero fatto, nascondendolo a Bankitalia e cioè comunicando, per il quarto trimestre del 2015, un ammontare dei fondi della Popolare di Bari “non corrispondente al vero”. Jacobini e Marella sono indagati anche nell’inchiesta per falso in bilancio e falso in prospetto che il 31 gennaio scorso ha portato all’arresto degli ex amministratori della banca, tra i quali Gianluca Jacobini e suo padre Marco, ex presidente, entrambi tuttora agli arresti domiciliari.
«I sequestri da 16 milioni di euro agli ex dirigenti della Banca Popolare di Bari sono un primo passo per rendere giustizia ai tanti risparmiatori danneggiati dalla vecchia gestione dell’istituto, commissariato nel dicembre del 2019». Così in una nota la deputata bitontina Francesca Anna Ruggiero (M5S). «Il provvedimento disposto dalla magistratura barese, che ringrazio per l’impegno che sta profondendo sul caso, è l’ennesima conferma di come l’ex dirigenza della Popolare di Bari costituisse un esempio di cattivo management, le cui prime vittime sono state innanzitutto i cittadini risparmiatori, ingannati e impossibilitati a riscuotere i risparmi di una vita. Già nell’ottobre del 2018 avevo portato in Parlamento il caso dell’istituto barese, per mezzo di un’interrogazione all’ex Ministro dell’Economia Giovanni Tria. I sequestri di oggi (ieri, ndr), dopo gli arresti di fine gennaio, sono un’ulteriore risposta ai tanti risparmiatori che per troppo tempo sono rimasti inascoltati nella loro domanda di giustizia» conclude la deputata.