«La politica si
concretizza con la partecipazione, per favorire il coinvolgimento dei cittadini
che si aspettano tanto dal partito e dal governo», accoglie così i tanti
simpatizzanti, cittadini e militanti il segretario del Partito Democratico cittadino Biagio
Vaccaro.
«Era da tempo che
volevamo venire a Bitonto – dice in apertura Pierpaolo Treglia, coordinatore regionale Rifare l’Italia -: la
vostra città è il paradigma del rapporto che bisogna avere col territorio. Per
la sinistra è un territorio importante: è stata dimenticata per un periodo ed è
nostro compito dare dignità ad un Comune con grandi competenze e valori. Per
cambiare l’Italia è necessario un partito che ne abbia la forza per farlo e per
innescare grandi cambiamenti è necessario operare scelte nette. Alla vigilia
delle elezioni regionali i partiti non devono essere luoghi in cui si decide la
spartizione delle poltrone».
Dello stesso parere è Claudio Biandolino, coordinatore
provinciale Rifare l’Italia: «Bisogna trasformare
i circoli da non luoghi invasi da personaggi interessati solo al proprio
tornaconto a fucine di novità. In Puglia occorre rafforzare il partito».
Racconta la sua esperienza da cittadino, politico e
docente il consigliere Paolo Intini,
entrato da poco a far parte del progetto Rifare l’Italia: «Ho cominciato ad impegnarmi con il Pd nel 2012, quando a Terlizzi
arrivò un altro Matteo, quel Renzi che adesso è presidente del Consiglio. Però molto spesso non si trasforma in atti
pratici quel che si dice: non bisogna fare gli stessi errori. Non avete più
contatti con la base, dimenticate i contatti con le piccole aziende e vi si
vede in giro solo quando c’è in corso la campagna elettorale».
E così elenca i problemi del decreto Sblocca Italia, le
norme antiriciclaggio, la delusione per la “Buona scuola” e per l’Imu agricola
per cui «abbiamo fatto una pessima figura»,conclude Intini.
Una soluzione arriva dalla giovane deputata Liliana Ventricelli: «Occorre tenere
insieme il partito ragionando per territori. Con la città metropolitana è necessario
parlare non di singoli Comuni ma come una grande rete».
I
punti di forza del Pd nazionale. «L’elezione del presidente Mattarella,
è significato per noi aggregare le forze in parlamento ed iniziare un percorso
sulle riforme istituzionali: la
Costituzione non si può cambiare in poche settimane – commenta la
Ventricelli -. Ritornerà tra un po’ la Legge elettorale, non sarà quella che
ci eravamo sognati ma stiamo lavorando per modificare questo Paese
confrontandoci quotidianamente in commissione sia con la maggioranza che con
l’opposizione».
E aggiunge: «Il governo
sta investendo 3 miliardi di euro per la scuola: quello che stiamo facendo non
si sta notando nel breve termine, ma abbiamo un progetto da consegnare al
Paese, una cornice chiara entro cui lavorare. Il lavoro si vedrà e sarà ancora
più chiaro quando le città e i territori lavoreranno assieme al partito».
«Problemi del
Paese sono tanti ma capita sbagliare», apre Matteo Orfini presidente del Partito Democratico.
«Bisogna
render conto di ciò che si è fatto: il governo Renzi c’è perché l’abbiamo
deciso impegnando ancora di più il partito in Italia. È cambiato il ruolo del
partito: comanda il gioco, magari prende il goal in contropiede, ma gioca in
attacco».
E poi elenca i passaggi fondamentali del partito: «Per la presidenza abbiamo scelto una persona
all’altezza di Napolitano; approvare delle riforme con l’aula mezza vuota, con
una uscita dall’aula strumentale ed un testo approvato dalla stessa opposizione
in commissione. Fra tanti cambiamenti il superamento del bicameralismo, credo
sia stato positivo: il compromesso sulla legge elettorale, garantendo la
possibilità di scegliere i propri candidati è più vicino alla popolazione».
Economia
e lavoro. «Le
stime del Pil sono positive dopo tanto tempo – continua Orfini -: si liberano delle risorse che da subito
possiamo usare per alleggerire situazioni di difficoltà. La ripresa
industriale, l’occupazione e l’occupazione giovanile sembrano far tornare un
po’ di speranza che contrasta la precarietà. Trasformare dei contratti precari
a contratti a tempo indeterminato (che costa meno) abolendo i co.co.co e co.co.pro, significa abolire i simboli
della precarietà».
«Sono
piccoli passi non sufficienti – ribadisce il presidente del Pd -, ma che ci
indicano che stiamo andando nella direzione giusta. Per la riforma della scuola
sono giunte tante risposte da studenti, docenti e personale che hanno
modificato del tutto l’idea che noi avevamo per l’Italia: cercare il confronto
con il Paese, non avendo paura di qualche contestazione, andando nei luoghi di
crisi (acciaierie di Terni) è quello che deve fare un governo. Non fare
l’arbitro ma giocare in campo.
La“questione meridionale”. «Se siamo in ritardo lo siamo nel ritardo
di analisi storiche, soprattutto nel meridione: abbiamo rinunciato agli
investimenti nel mezzogiorno, invece bisogna cominciare di qui e ricominciare
con una unione tra dirigenti: l’unione deve essere più culturale che politica. Abbiamo
avuto come Ministro del Mezzogiorno Lanzetta, ma necessitiamo di qualcosa di
più: costruire qualcosa che faccia rappresentare meglio questa parte del Paese.
Dobbiamo provare a discutere vivendo passaggi di governo importante.
E conclude: «Sono
contento per Tzipras ma non è possibile stare sempre a guardare l’erba del
vicino: abbiamo rinnovato la nostra classe dirigente, prima di trovare altrove
dei modelli, bisogna dirsi che questo è il più grande partito d’Europa che ha
vinto contro Grillo, ha aperto un dialogo con la società, ripreso i ceti
popolari e i giovani disoccupati. Siamo più orgogliosi del nostro progetto».