I
concetti sono pochi ma non per questo incomprensibili.
Punto
uno. I cambiamenti – più semplicemente chiamate riforme – vanno
fatti, ma bisogna capire in quale direzione.
Punto
due. Il Partito democratico non può più essere il partito di Matteo
Renzi, premier e segretario, ma deve avere una identità,
possibilmente di sinistra, e unirla, la sinistra.
Punto
tre. Non è normale restare in un partito quando non si vota legge
elettorale, riforma del lavoro, la Buonascuola. Ma la anormalità sta
anche nel fatto di non averle condivise con la minoranza democratica
e non solo.
Alfredo
D’Attorre, deputato del Partito democratico e bersaniano doc, nella
sua giornata bitontina – lunedì ha visitato prima il circolo
piddino, poi ha partecipato a un convegno su democrazia e
partecipazione – commenta amaramente i risultati dei ballottaggi
comunali, non certamente edificanti per Renzi e sprona a invertire la
rotta.
«Queste
elezioni – afferma davanti aBiagio Vaccaro e a uno sparuto numero di simpatizzanti democratici –hanno dimostrato che la destra unita c’è più di quanto
potessimo immaginare, che il Movimento 5 stelle si sta radicalizzando
sul territorio e non è più soltanto protesta o una meteora, che il
Partito democratico deve cambiare».
Già,
ma come? «E’ chiaro che il partito della nazione è un progetto
che naufraga – sottolinea – ed è ora di svoltare davvero
a sinistra perché dobbiamo riunire tutta la coalizione, e non lo si
può fare con l’Italicum, la riforma della scuola e del mercato del
lavoro che invece hanno creato un solco».
Per
cambiare, però, bisogna guardarsi dentro. E, a sentire il deputato,
bisogna farlo in primis da largo Nazareno. «Non è normale –ammette – votare
contro alcuni provvedimenti importanti come quelli approvati di
recente e poi restare dentro quel partito. Ma è anche anormale non
discutere queste questioni con l’intero gruppo dirigente o con i
diretti interessati».
Non
passa in secondo piano, poi, l’allarme per il calo degli iscritti, e
non solo per le terribili notizie di Mafia capitale. «E’
un fenomeno che va avanti da un po’ di tempo – spiega
D’Attorre – e accade
perché l’iscritto non si sente più parte integrante e sempre più
senza voce in capitolo. Dobbiamo aprire una fase due del governo e
del partito, da un lato partendo dai tesserati e dall’altro capendo
che non conta vincere a tutti i costi, ma costruire una struttura che
resti nel tempo».
Bocciata, poi, l’idea del presidente
del Consiglio di cancellare per sempre le primarie, D’Attorre
accoglie l’idea lanciata dal circolo bitontino: rivedere il
regolamento del tesseramento, specie quello online, che darebbe
parecchi grattacapi e anomalie.