Oltre a concorrere per il Parlamento e, indirettamente, per il governo nazionale, nello Stato Italiano i partiti e le forze politiche competono nei livelli di governo più territoriali, previsti nella costituzione all’articoli 114 che suddivide la Repubblica in Regioni, Provincie e Comuni, a all’articolo 115, che recita: «Le Regioni sono costituite in enti autonomi con propri poteri e funzioni secondo i principî fissati nella Costituzione».
Una suddivisione che risponde ad una volontà di decentramento amministrativo ribadita nell’articolo 5 della stessa Costituzione.
A disciplinare, nel dettaglio, le regioni è il Titolo V della carta fondamentale del nostro ordinamento. L’articolo 116 prevede forme particolari di autonomia per alcune delle venti regioni in cui si suddivide il territorio italiano, le cosiddette regioni a statuto speciale, che sono Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Valle D’Aosta, oltre a prevedere un procedimento per assegnare ad altre regioni forme e condizioni di autonomia. L’articolo 117 distribuisce le funzioni in capo a Stato e regioni, mentre i successivi si occupano di disciplinare risorse degli enti territoriali, distribuzione dei ruoli amministrativi e politici, finanze e tanti altri aspetti tecnici, politici e amministrativi.
Ufficialmente, le regioni italiane nascono, dunque, con la Costituzione del 1948. Ma, nonostante ciò, nei primi venti anni di storia repubblicana, tutte le norme costituzionali sulle regioni a statuto ordinario erano rimaste inattuate. Si dovette aspettare la legge 281 del 16 maggio 1970, per dare avvio al processo di decentramento amministrativo. Dunque, per avere consigli e governi regionali, si dovette aspettare quell’anno.
Sulle modalità di elezione del presidente della giunta regionale, è lasciata la possibilità, alle singole regioni, di optare per una soluzione diversa rispetto all’elezione diretta, introdotta dalla legge costituzionale n.1 del 22 novembre 1999, che introdusse anche in quest’istituto, come per Comune e Provincia, la possibilità di esprimere la preferenza per il titolare della carica monocratica. In particolare, è lasciata anche la possibilità dell’elezione da parte del consiglio regionale, come avveniva prima della riforma del 1999 e, in comuni e province, prima del 1993.
La maggior parte dei governi regionali che si sono succeduti in Puglia dal ’70 fino al 1994, anno della fine della cosiddetta Prima Repubblica, furono della Democrazia Cristiana, che ha governato con: Gennaro Trisorio Liuzzi (1970-1975 e 1983-1985), Nicola Rotolo (1975-1978), Nicola Quarta (1978-1980 e 1980-1983), Angelo Monfredi (1983), Salvatore Fitto (1983-1988), Giuseppe Colasanto (1988-1990), Michele Bellomo (1990-1992), Giovanni Copertino (1992-1993), Vito Savino (1993-1994). Due furono le parentesi socialista: Franco Borgia (1988) e Cosimo Convertino (1992).
Dal 1994 in poi al governo si sono succeduti, poi, Giuseppe Martellotta (Partito Popolare Italiano, 1994-1995), Salvatore Distaso (Forza Italia 1995-2000), Raffaele Fitto (Forza Italia, 2000-2005), Nichi Vendola Rifondazione Comunista prima e Sinistra ecologia e Libertà poi, 2005-2010 e 2010-2015), Michele Emiliano (Partito Democratico, 2015 e attualmente al governo).
Al fianco di Michele Emiliano, oggi, c’è il suo consigliere politico (ruolo a supporto del capo del governo regionale, da quest’ultimo nominato) Giovanni Procacci (Pd), mentre consigliere regionale è Domenico Damascelli, eletto nel 2015 in Forza Italia, all’opposizione del magistrato barese.
Ma, nella sua breve storia, non molti sono stati i bitontini riusciti a raggiungere gli organi della Regione Puglia.
Prima di Damascelli, in Consiglio Regionale è stato Emanuele Sannicandro dal 2000 al 2005, nella Margherita, all’opposizione della giunta Fitto, e prima di lui Domenico Colasanto, eletto tra i Democratici di Sinistra nel 1995, all’opposizione della giunta Di Staso.
Da Colasanto a Damascelli, dunque, tutti i consiglieri regionali bitontini, dunque, sono stati all’opposizione. L’unico a sedere tra i banchi della maggioranza fu Gaetano Scamarcio (non bitontino di nascita, ma molto vicino alla nostra città, dove è stato consigliere comunale e assessore alla Cultura, e dove è stato spesso eletto al Senato), consigliere regionale nel 1970, del Partito Socialista, in maggioranza insiene alla Democrazia Cristiana, nella prima legislatura, con presidente Trisorio Liuzzi.