Satira. Uno strumento per raccontare, attraverso l’ironia, la società, i costumi di un paese e la politica. Ne abbiamo parlato nel precedente appuntamento della rubrica, ricordando brevemente come, sin dall’antichità, l’uomo ha raccontato la realtà attraverso la potente arma dell’umorismo. A partire dal teatro greco e dalla letteratura latina.
Nei secoli ha assunto diverse forme, adattandosi ai cambiamenti dei costumi, alle rivoluzioni politiche e culturali. E all’avvento delle nuove tecnologie: stampa, radio, televisione, internet, social network. Fino a conquistare persino l’intrattenimento elettronico. Ed è su questo che vogliamo concentrarci oggi. Un fenomeno che, probabilmente, non tutti conoscono, ma che negli anni si è imposto sempre più, con alcuni videogiochi satirici che hanno fatto dell’ironia un mezzo per raccontare e far ridere allo stesso tempo.
Primi ad usare i videogame per fare satira furono i milanesi di Molleindustria, con titoli volti ironizzare su religione, casi di pedofilia tra i preti, capitalismo e sulla celebre catena di fast food MacDonald.
Ma l’esempio più famoso, in Italia, è quello di Call of Salveenee e ha come protagonista Matteo Salvini, come si può facilmente dedurre dal titolo. Si tratta di un videogioco satirico del 2015 che vuole ironizzare sui principali protagonisti del populismo italiano, a partire dal leader leghista.
Il nome nasce da quello di una delle più note saghe videoludiche al mondo, quella di Call of Duty, celebre franchise che vede il giocatore combattere durante la Seconda Guerra Mondiale, la Guerra Fredda o tanti altri scenari bellici storici o futuristici. Ma, questa volta, il giocatore si muove in centri urbani italiani e si scontra contro terroni e immigrati.
«Call Of Salveenee è un videogioco di ultima generazione ambientato nel trash della politica italiana. Il protagonista è Salveenee, eroe padano con l’obiettivo di salvare i Marò. Le due più grandi armi a sua disposizione sono il populismo e le Ruspeh, da lanciare contro nemici come Terroni, Zingarelli e Cd-Rom» recita la descrizione sul sito internet del gioco, creato da Marco Alfieri, nome d’arte di Marco Guzzi, che non ironizzò solamente su Salvini, ma anche su Beppe Grillo, Matteo Renzi, Silvio Berlusconi e Vittorio Sgarbi. E infatti lo stesso sviluppatore definì la sua opera come “il videogioco dei populisti”.
Se il leghista ha il potere di lanciare ruspe addosso ai suoi nemici, Grillo combatte a suon di “vaffanculo” i cosiddetti “fascioleghisti”. Renzi ha il potere di lanciare 80 euro addossi agli avversari, mentre Sgarbi si avvale di capre, ovviamente. Per finire Berlusconi, con la divisa milanista con il numero 69, che usa come armi donne in bikini da lanciare contro nemici etichettati, ogni volta, come comunisti.
Non è l’unico esempio di gioco satirico sviluppato in Italia. Dello stesso autore, infatti, sono Ruspa League (parodia del ben più famoso Rocket League), che ironizza nuovamente sulla Lega Nord, permettendo al giocatore di conquistare la guida del partito regionalista, partecipando ad un torneo di ruspe, sgombrando il campo da gioco da rom e clandestini e inseguendo un’enorme palla dalle sembianze di Mario Adinolfi.
Sempre dello stesso autore è, poi, “Le Honeste avventure di Gigi” (il titolo fa il verso al manga e anime giapponese “Le bizzarre avventure di JoJo”), titolo in cui, dando una tregua ai leghisti, è preso di mira l’ormai ex pentastellato Luigi Di Maio, nei panni di una sorta di parodia di Kenshiro, il celebre protagonista del manga e dell’anime giapponesi Ken il Guerriero. Con il potere delle cinque stelle (non più sette come nel personaggio originale), Di Maio deve affrontare tutti i suoi avversari: Salvini, Renzi, Sgarbi, De Luca, Berlusconi, Mattarella.
Spostandoci nella politica statunitense, infine, ad essere bersaglio del giovane game designer fu Donald Trump, impegnato, nel gioco “Rise of Trump” (parodia di Rise of Rome) nell’ardua missione di rendere l’America “great again” (di nuovo grande), come recitava il suo slogan, scontrandosi con Kim Jong Un, Vladimir Putin, Barrack Obama, Hillary Clinton e i messicani impegnati ad invadere il paese.
Altri politici presi di mira da questo tipo di satira sono stati il governatore campano Vincenzo De Luca che in “The wrong direction” al grido di “cafone motorizzato” ripulisce le strade dai motociclisti indisciplinati e da chi non rispettava le restrizioni anticovid. Un gioco dall’autore ignoto che nacque a seguito di una delle tante sparate dell’ex sindaco di Salerno. E sempre durante il periodo pandemico, fu il sindaco di Bari Antonio Decaro ad essere bersaglio dell’ironia videoludica, con un giochino ispirato alle sue incursioni a caccia di trasgressori delle norme. Il gioco vede Decaro impegnato nel rimproverare a suon di “E tu ce sta a fasc do?” chi, al posto di rispettare l’obbligo di rimanere in casa, era a passeggio a Parco 2 Giugno. L’autore fu il barese Mario Giliberti, che si ispirò alla grafica dei vecchi giochi Pokémon.