Gli oneri di urbanizzazione primaria al consorzio dell’Area di sviluppo industriale (Asi), mentre quelli secondari al Comune di Bitonto.
É l’elemento più importante della convenzione tra Asi e Palazzo Gentile licenziata giovedì mattina dal Consiglio comunale. Si tratta di un accordo che, secondo i firmatari, andrà a dare una mano e non di poco allo sviluppo e alla stabilizzazione di nuove realtà imprenditoriali in tutta l’area e che, al contempo, mette la parola fine a una serie di situazioni burocratiche avvenute in passato. Da adesso in poi, accadrà che per “la realizzazione – si legge nel provvedimento – delle opere di urbanizzazione relative alle aree attrezzate per insediamenti produttivi in zona Asi, nonché delle infrastrutture e delle opere necessarie al loro allacciamento ai pubblici servizi, sarà espletato dal consorzio Asi di Bari”. Questo significa che l’Area di sviluppo industriale si impegna a realizzare tutte le opere di urbanizzazione primaria relative agli interventi edilizi assentiti dal Comune di Bitonto e insistenti nelle aree comprese nel perimetro del consorzio e anche le altre opere di urbanizzazione previste nel Piano urbanistico esecutivo dello stesso agglomerato industriale. Con questa novità, da corso Vittorio Emanuele rinunceranno alla richiesta e riscossione della quota per il contributo previsto in questi casi mentre continueranno a incassare quelli secondari (vedasi quelli per asili nido e scuole materne, scuole dell’obbligo e strutture e complessi per l’istruzione superiore all’obbligo). «Si tratta di una convenzione importante – la voce di Francesco Brandi, assessore comunale all’Urbanistica – che darà subito importanti vantaggi ai tanti che vogliono investire nel nostro territorio».
L’idea e lo scopo della convenzione, che avrà durata quinquennale, hanno convinto tutto l’emiciclo ma non sono mancate le discussioni su alcune questioni. Il consigliere di opposizione Francesco Natilla, per esempio, ha posto l’attenzione su un aspetto del provvedimento, a suo dire per nulla legato allo stesso e che, forse, andava disciplinato in altra sede o, magari, persino stralciato dal provvedimento. Il punto f dell’ordine del giorno. E cioè la possibilità, data alle sole attività di logistica e più precisamente ai magazzini di stoccaggio di merci senza accesso del pubblico generico di effettuare eventuali cambiamenti di destinazione d’uso senza che rappresentino mutamento d’uso urbanisticamente rilevante. Secondo il consigliere, questa possibilità andrebbe data anche ad altre aziende di altra natura. L’atto, però è stato licenziato così come è arrivato in aula.