Molti
progetti avviati, altri ancora da iniziare, quasi 3 milioni di euro investiti,
alcuni buoni risultati ottenuti.
E’
tempo di resoconti e di bilanci per il Piano sociale di zona 2010-2012
Bitonto-Palo del Colle, ormai prossimo a chiudere i battenti.
E
così, nella rendicontazione di 25 pagine presentata qualche giorno fa a Palazzo
Gentile, c’è uno spaccato di una difficile vita sociale e di chi si impegna nel
migliorarla.
Fino
al 31 dicembre scorso, il piano sociale di zona ha all’attivo, tra gli altri progetti, l’assistenza domiciliare integrata (Adi), che
coinvolge 12 anziani e 3 disabili, l’assistenza domiciliare educativa (Ade),
un centro diurno per minori incappati nell’area penale (progetto “Chiccolino”,
10 ragazzi seguiti). Inserimento lavorativo per minori a rischio di devianza,
centro diurno socio-educativo per disabili, case per la vita, ufficio dei tempi
e degli spazi.
Se per il
recupero sociale, il segno è positivo, cattive notizie arrivano dal fronte lavorativo, perché i progetti da avviare sono tutti legati al dramma
dell’occupazione. Borse lavoro per inclusione sociale, borse lavoro per
tirocini formativi, inserimento nel mondo del lavoro per soggetti con disabilità psichica e area dipendenze, centro aggregativo a bassa
soglia.
In tale ambito, però, nota di merito va al progetto “Incroci
sociali”, che permette di dare lavoro a donne inoccupate e a rischio di
esclusione sociale, ed alle Consulte, «attive
ed attente ai bisogni delle categorie rappresentate», recita la relazione.
L’assessore
comunale al Welfare, Francesco Scauro, commentando la rendicontazione, si
concentra sul tema occupazionale, sottolineando come è fondamentale che i prossimi
piani di zona debbano essere più vicini ai problemi del territorio, in primisquello del lavoro e della emergenza abitativa.
A riguardo,
secondo il titolare dei Servizi Sociali, sarebbe già un passo in avanti
eliminare gli ostacoli e le regole che limitano i lavori occasionali
«E’ assolutamente necessario reperire case a favore di coloro che vengono sfrattati per
morosità, ed a riguardo occorre fare una politica abitativa iniziando un
percorso anche con lo IACP, l’istituto delle case popolari», sottolinea il
medico. Che poi invita il terzo settore a rappresentare la propria voce nelle sedi competenti a loro
dedicate grazie alla partecipazione condivisa.