«Mi sento legato a questa regione, dove ho vissuto anni di militanza e passione, sin da quando venni qui da giovane, come dirigente del Pci».
Spiega così la decisione di scendere nuovamente in campo, in vista delle prossime elezioni politiche, Massimo D’Alema, candidato in Salento per Liberi e Uguali, e arrivato ieri a Bitonto per sostenere la candidatura di Michele Laforgia.
«Sono stato spinto a candidarmi nuovamente sia perché serviva una personalità nota per una lista nata da poco, sia perché la Puglia è una terra con una grande storia. È stata la terra di Moro, di Lattanzi, Formica. E oggi è una terra rappresentata male. Così come l’Italia, governata da un ceto politico proveniente dal Nord, mentre di Mezzogiorno non si parla più».
«Qualcuno potrebbe accusarmi di aver cambiato partito. Non è così. Io sono rimasto dove ero. È il mio partito che è andato altrove» aggiunge, ricordando il motivo che hanno portato all’iniziale adesione al Partito Democratico, cioè la ricerca di una collaborazione con il mondo cattolico, «con cui si condividono valori come la solidarietà e l’uguaglianza, contro la violenza, contro i razzismi».
«C’è chi vuole farci credere che il problema principale dell’Italia siano gli immigrati e perciò incita all’odio, al rancore» continua, criticando i movimenti di estrema destra e la Lega Nord: «Noi siamo i primi a voler regolamentare l’immigrazione, a contrastare quella clandestina, attraverso quote di migranti da distribuire in Europa, accordi di reimmissione, politiche per l’integrazione. Ma bisogna riconoscere che è un problema frutto di una politica sbagliata della destra. Vedo anche nel Salento aprire sedi della Lega Nord. È paradossale. È come un tacchino che festeggia il Natale».
«Noi siamo per la legalità ed è difficile che uno come Berlusconi possa dar lezioni in tal senso a Grasso» continua, accusando anche il Partito Democratico e le sue classi dirigenti che in questi anni non avrebbero capito le istanze provenienti dalla popolazione e rischiano di condurre verso una storica sconfitta della sinistra: «Si rischia di consegnare l’Italia o ad una mummia come Berlusconi, restaurata per l’occasione, o ai 5 Stelle, che mancano di un gruppo dirigente e di una visione del futuro. Hanno preso i vizi della politica ma non le virtù. Per quelle ci vuole cultura politica, esperienza e visione del futuro. Cose che non si ottengono raccattando qualche cosa dalla destra e qualche cosa dalla sinistra, aggiungendo invettive antipolitiche che servono solo a prendere voti, ma non servono ad avere idee sul futuro».
Lavoro, sanità e sicurezza sono i temi su cui l’ex primo ministro si concentra durante il suo intervento: «Vogliamo garantire il diritto al lavoro attraverso contratti seri, non con contratti che oggi rappresentano le odierne forme di sfruttamento. Comprendiamo l’esigenza di un imprenditore di mettere prima alla prova il lavoratore, ma deve essere per un periodo limitato. Poi ci deve essere un contratto a tempo indeterminato».
Sul tema della salute D’Alema illustra il momento di crisi che attraversa oggi l’Italia, in cui mancano medici e infermieri e l’età media del personale medico è di 51 anni: «Vogliamo garantire il diritto ad essere curati sia per il ricco che per il povero. Grasso ha proposto 40mila nuove assunzioni. Le risorse ci sono. Basta non finanziare più aziende che non pagano neanche più le tasse in Italia. È possibile. Basta dire che interessa più la salute dei cittadini che l’amicizia con Marchionne».
Sulla sicurezza, infine, aggiunge che questa non si aumenta incrementando la possibilità di ottenere un’arma da parte dei cittadini come sosterrebbe Salvini: «Lo vediamo negli Stati Uniti il risultato. No grazie».
Con il consueto invito al voto l’esponente politico conclude il suo intervento bitontino, ricordando la figura di Berlinguer: «Dopo oltre 30 anni dalla morte ha ancora un largo seguito. Questo significa che c’è ancora spazio per la politica vera. Noi ci impegnamo a far rivivere una forza della sinistra democratica, ad essere il punto di partenza per una ricostruzione della sinistra, per fermare la destra aggressiva e violenta. Ma per far si che ciò accada Liberi e Uguali dovrà partire da un risultato forte il 4 marzo».