Doveva essere il Consiglio comunale del
bilancio di previsione, e così è stato. Ma la prima parte dell’assise di ieri
sarà ricordata per il “no” della maggioranza (tutt’altro che compatta al
momento del voto) al regolamento Cosap (Canone di occupazione del suolo
pubblico) e per le polemiche roventi sul (mal)funzionamento delle Commissioni
consiliari.
Il “vulnus” delle Commissioni. Tutto ha inizio
quando Paolo Intini, autore e relatore del nuovo regolamento in materia di
Cosap, ha chiesto che il provvedimento fosse anticipato, «perché
propedeutico al bilancio e quindi da approvare prima, visto che il bilancio
stesso è stato redatto sulla base anche di questo regolamento”.
Alla richiesta sono seguiti alcuni minuti
di silenzio, in cui la maggioranza e il segretario generale Salvatore Bonasia
hanno cercato di capire se la richiesta dell’esponente del Partito democratico
fosse accoglibile.
Dopo un primo tentativo di risposta da
parte del presidente dell’assise Vito Palmieri, è arrivato l’intervento del
capogruppo del Psi Francesco Mundo, che ha chiesto il ritiro del provvedimento
perché la 3^ commissione, da lui presieduta, non ha avuto tempo e modo di
analizzare il deliberato.
In realtà, non va meglio neanche alla
2^ commissione, perché Vito Modugno, esponente di Sinistra ecologia e libertà,
senza infingimenti ha sottolineato che da queste parti hanno solo analizzato la prima bozza, ma non i successivi emendamenti.
E allora ci si domanda come questo sia
possibile, visto che l’ex candidato sindaco aveva improntato il regolamento già
a fine giugno. Tre mesi non sono stati sufficienti alle Commissioni per
analizzare il provvedimento?
In realtà, sul banco degli imputati salgono anche
l’ufficio di Presidenza e gli uffici amministrativi, chiamati a inoltrare i provvedimenti
alle Commissioni competenti.
«Se il regolamento si rimanda – ha
incalzato allora Intini – significa approvarlo l’anno prossimo. E allora se
dobbiamo usare lo stesso metodo, dobbiamo rinviare anche il bilancio perché non
è stato analizzato in 2^ commissione».
Altro “dramma”, confermato anche dal
capogruppo di Forza Italia Domenico Damascelli. E ancora da Modugno, la cui
sentenza non merita commenti: «Abbiamo iniziato questa mattina (ieri per
chi legge, ndr) ad analizzare gli allegati del bilancio, e lo abbiamo fatto
senza il funzionario».
Anche qui c’è qualcosa che non ha
quadrato. Il bilancio di previsione 2014 è stato approvato dalla giunta il 12
luglio. Perché questi ritardi, su un provvedimento così importante e delicato?
Nel frattempo, l’assessore al Bilancio Michele Daucelli ha tentato di gettare
acqua sul fuoco, ricordando che l’opposizione è stata convocata qualche giorno
fa per discutere del provvedimento, ma alcuni esponenti non si sarebbero
presentati. Immediata l’ira funesta di Farella e Damascelli.
A questo punto, maggioranza e opposizione
hanno iniziato a polemizzare con il presidente Palmieri sull’effettivo uso
delle Commissioni. Giuseppe Fioriello (Italia dei Valori) ha parlato di «situazione
kafkiana e di esautorazione dell’operato dei consiglieri comunali», il
capogruppo del Partito democratico Francesco Paolo Ricci di «un problema
grave come quello del personale sul quale dopo tre anni non c’è stata ancora la
svolta che ci si aspettava», e
Filippo D’Acciò di Città democratica che ha ricordato come nelle
Commissioni giacciono ancora da mesi numerosi provvedimenti.
Cosap bocciato. L’ordine del giorno
di Intini, alla fine, è analizzato prima del bilancio. Il regolamento dovrebbe
coprire i buchi su una questione disciplinata nel 1998 e poi, tranne qualche
integrazione, mai più ritoccata.
Francesco Toscano (Udc) ha chiesto la
lettura integrale del provvedimento, trovando l’opposizione di Palmieri e la
solidarietà di Natilla e Farella, e alla fine è stato accontentato.
Ma è il voto a riservare sorpresa, da un
lato perché il regolamento non passa, ricevendo soltanto 5 voti favorevoli
(l’intera opposizione), 4 astenuti, e gli altri contrari, dall’altro perché la
maggioranza si spacca tra contrari e, appunto, astenuti.
Intini è deluso, e non ha fatto niente per
nasconderlo. «Perché avete bocciato il provvedimento? E poi volete una
opposizione costruttiva?», ha chiesto all’altra parte dell’emiciclo.
Nessuno gli risponde. Soltanto molte ore dopo, un esponente di maggioranza
rivelerà che approvare il provvedimento avrebbe significato avere risvolti
finanziari che andavano previsti in bilancio e, votando sì, quest’ultimo si
sarebbe potuto variare con il rischio concreto di non essere licenziato nei tempi dovuti.