«Il 25 aprile è una festa che è da sempre molto combattuta dalla destra. Le festività civili furono stabilite dal parlamento italiano nel giugno 1949. L’allora capogruppo del Movimento Sociale Italiano, Giorgio Almirante, si oppose e propose il 21 aprile, natale di Roma, che il fascismo aveva sostituito alla festa del 1 maggio. Non gli fu data soddisfazione. Ma una parte del paese, che era stata passiva e attesista, durante la guerra civile del 1943/45, ha sempre ritenuto che fosse una festa della sinistra. Ci è voluto molto per far capire che è una festa di tutti»
Così, il professor Luciano Canfora, intervenuto nel Teatro Traetta il 22 aprile per una lectio magistralis sul tema “Le diverse idee di Europa: dal Fascismo alle guerre di liberazione”. Un’iniziativa è promossa dall’Accademia “Vitale Giordano”.
Dialogando con l’assessore Francesco Brandi, Canfora ha spaziato tra tanti argomenti, dalla storia all’attualità. A cominciare dagli episodi di censura che si sono verificati, negli ultimi giorni, nella televisione di stato: «La censura bisogna saperla fare con eleganza. Invece siamo di fronte a rozzi episodi di sopraffazione. Credo che questo susciterà disappunto e reazione».
Dallo storico giunge anche l’invito a non ridicolizzare gli avversari, perché così facendo li si sottovalutano. Un concetto spiegato con l’esempio di Molotov, ministro degli Esteri sovietico dal 1930 al 1941, che invitò a i vertici russi non bollare Hitler come un pazzo, perchè non lo era affatto: «Il suo piano era di spingere l’Urss ad attaccare gli inglesi, gli unici che, in Europa, ancora gli resistevano, nelle loro colonie asiatiche come l’India. Una trappola a cui i sovietici fortunatamente non cascarono».
«Tra le cause dei problemi a cui assistiamo in queste ultime settimane vi è l’assenza di veri partiti politici, che altro non sono che gli strumenti con i quali la democrazia si organizza. Senza di essi può resistere un’impalcatura democratica, ma mancano i suoi protagonisti, le sue basi» aggiunge Canfora, senza dimenticare di analizzare un altro dei temi che, ormai da decenni, è protagonista delle cronache politiche, l’immigrazione, ma denunciando come la retorica della destra faccia leva sulla difficoltà ad essere generosi verso chi sta peggio di noi.
«Non ricadiamo in quello che Gabriel Garcia Marquez definiva “fondamentalismo democratico”, cioè una difesa acritica e integralista della democrazia, fondata sul presupposto che ciò che non è come noi è il male» è l’invito del professore, che sottolinea: «Le guerre non le fanno i popoli. I popoli le subiscono. Successe nel 1915 e successe ancora nel 1940. Ma, purtroppo, il potere ha sempre le leve per indurre i popoli ad accettare queste scelte suicide, a far sì che compiano errori, subiscano e accettino privazioni molto forti. Noi non ci rendiamo conto che, sul piano economico, la nostra Unione Europea è in forte difficoltà perché è costretta a deviare molte risorse per gli armamenti. Sapranno i popoli trovare la via per fermare questa deriva? Temo di no, perché la soluzione verrà dagli incontri tra le diplomazie, dai patteggiamenti dei potenti ad alto livello. I popoli subiranno o trarranno un respiro di sollievo quando questa guerra finirà».
Non poteva mancare, in conclusione, uno sguardo alle ultime vicende nazionali in cui Canfora è coinvolto, con la diatriba legale in corso contro la premier Giorgia Meloni: «Non so cosa succederà il 7 ottobre. Non posso prevedere nulla. Posso solo ritenere che l’invito rivolto al mio difensore a fornire un supplemento probatorio, sia un’ottima occasione per studiare di più e fornire informazioni. Io sono sempre tranquillo. Non vedo perché non dovrei esserlo. Sarebbe puerile».