«Il cinema italiano deve essere difeso e valorizzato con misure adeguate, per evitare il rischio di un indebolimento del settore produttivo nazionale. Il cinema è una delle forme d’arte e di intrattenimento più influenti della nostra epoca ed ha la capacità di raccontare storie, trasmettere emozioni e divulgare cultura. Non rappresenta solo un’espressione artistica di rilievo ma riveste anche un ruolo fondamentale nella promozione culturale e nell’attrazione di investimenti economici nel settore audiovisivo».
Lo ha dichiarato la presidente di Unimpresa Cinema, Erica Favia, al termine dell’incontro di oggi con il sottosegretario alla cultura Lucia Borgonzoni.
«Tuttavia, i recenti tagli al tax credit, che per anni hanno favorito la crescita della produzione cinematografica in Italia, rischiano di compromettere seriamente un comparto già fortemente messo alla prova dalla concorrenza internazionale».
Secondo Erica Favia, «la divulgazione culturale cinematografica è essenziale per la conservazione e la promozione dell’identità nazionale. Il cinema non solo intrattiene, ma educa e informa, contribuendo alla costruzione di un patrimonio culturale condiviso. Per questo motivo, il settore audiovisivo necessita di un supporto strutturale che gli permetta di continuare a produrre opere di qualità, in grado di competere con i colossi internazionali».
Favia ha ribadito anche «la necessità di regolamenti e norme più rispettose delle piccole e medie imprese (pmi), che costituiscono l’ossatura del comparto cinematografico italiano. Le pmi del settore audiovisivo devono essere tutelate e incentivate, non penalizzate. Il tax credit ha rappresentato un’opportunità per attrarre investimenti e produrre film di qualità ed è fondamentale che non venga ridimensionato, tra l’altro, proprio in un momento cruciale per il settore. Di certo, potrà essere nuovamente regolamentato, connaturando all’interno delle stesse norme quelle giuste politiche a favore delle piccole e medie imprese che ne prevedano anche accessi specifici».
La presidente di Unimpresa Cinema sottolinea, poi, come «l’eliminazione o la riduzione degli incentivi fiscali rappresenti un duro colpo per le imprese cinematografiche, specialmente per quelle indipendenti, che faticano già ad accedere a fondi di stato adeguati e strutturati sulle pmi e sulla loro struttura di bilancio».
Secondo Favia, inoltre, «il cinema non è solo cultura, ma anche gestione di impresa: bisogna, allora, garantire stabilità e crescita alle imprese di settore, strutturando le piccole e medie imprese come una organizzazione interna di tipo amministrativo, fiscale e di formazione, soprattutto ora che si sta istituendo l’Albo delle Imprese Creative dove tutte sono sottoposte ai nuovi criteri di valutazione imposti dalla Ue ed alle valutazioni delle banche dati nazionali». Non solo: “Le stesse imprese dovranno anche rispettare i nuovi parametri del welfare ed ambientali previsti dai nuovi criteri Esg, già presenti sulle piattaforme gestite da Dg Cinema nella presentazione delle domande di accesso ai bandi».
Secondo Favia «Bisogna ancora strutturare le imprese in modo che le stesse potranno così connaturare una più facile possibilità di accesso a fondi e risorse più consistenti, pensiamo a protocolli di settore con Mediocredito Centrale e Banche Nazionali, oltre che a crediti di imposta anche di altra natura, investimenti puri e 4.0 e/o investimenti nel settore trasporti e logistica del cinema». Si tratta di un settore «che necessita di una presenza più massiccia al sud Italia, viste anche le restrizioni sui disciplinari imposte dalle Film Commission per le rendicontazioni (le aziende devono avere la sede legale nei territori delle FC di riferimento)».
Non meno importante sarà aprire una collaborazione con l’extralberghiero, ambito che Favia considera «necessario e fondamentale nella gestione dei comparti, soprattutto quando il girato viene sviluppato nei piccoli centri, in modo da poter rendicontare anche costi derivanti da questo tipo di fornitori». Inoltre, «per garantire un futuro prospero all’industria e soprattutto alle piccole e medie imprese del cinema italiano è necessario aumentare il flusso dei fondi strutturali per il cinema indipendente, attraverso incentivi fiscali, sovvenzioni e altre forme di sostegno finanziario, così da permettere ai produttori di competere con le grandi piattaforme nazionali ed internazionali».
La presidente di Unimpresa Cinema auspica poi l’arrivo di «più fondi per lo sviluppo dei cortometraggi, che sono il vero incubatore del cinema italiano, attraverso le nuove idee ed i nuovi registi ed artisti». Inoltre, è fondamentale «migliorare l’accesso alle infrastrutture cinematografiche ed alle risorse tecniche, soprattutto al Sud, favorendo la collaborazione con le Film Commission regionali per ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili».
Un altro aspetto cruciale riguarda l’importanza della diversità e dell’inclusione, con incentivi che favoriscano la rappresentazione di una vasta gamma di esperienze e prospettive nel cinema. La presidente Erica Favia ha rafforzato, ancora una volta, il concetto: «La formazione e lo sviluppo professionale giocano un ruolo essenziale. Investire in corsi, stage e mentorship per i giovani talenti del settore audiovisivo può garantire un ricambio generazionale solido e competente».
Favia ha sottolineato anche «la necessità di una maggiore collaborazione internazionale e di uno scambio culturale più intenso tra nuove leve del cinema e la politica attiva sui territori per promuovere la distribuzione globale in Italia dello stesso settore: troppo spesso le produzioni indipendenti vengono poco coinvolte sui territori regionali, a discapito del settore anche nelle iniziative a volte troppo politiche e poco concentrate sullo sviluppo economico delle imprese. È di fatto necessario, poi, consolidare la presenza del nostro Paese nei mercati esteri». Secondo Favia, infine, il cinema italiano deve essere considerato un patrimonio da difendere e valorizzare: «Ridurre le risorse destinate alla produzione cinematografica, invece, significa mettere a rischio un intero comparto che genera occupazione, cultura e innovazione e che ad oggi rimane più tutelante rispetto all’industria e meno rispetto alla pmi, generando una netta inferiore possibilità di crescita a quelle realtà che rappresentano invece innovazione e futuro. C’è bisogno di dare spazio alle nuove realtà. Dunque, solo con politiche adeguate e investimenti mirati il cinema potrà continuare a essere un motore di crescita economica e culturale per l’Italia».