Un ponte nato tra due estremi. Il cordoglio per 43 vittime di quel tragico 14 agosto 2018, quando crollò il ponte di Genova, e l’orgoglio di una nazione che prova a rialzarsi.
È nato così “Un ponte del nostro tempo”, il docufilm del regista bitontino Raffaello Fusaro, voluto da Fincantieri e presentato lo scorso 22 ottobre al Festival del cinema di Roma.
Un caleidoscopio di emozioni, commozione e fierezza collettive, testimonianza di passione italica per il lavoro. Un inno al costruire che si oppone alla distruzione, che il pubblico oggi potrà guardare su Sky Arte.
Alle 20.35, infatti, il docufilm sarà trasmesso sul canale televisivo, dedicato alla cultura e alla creatività in tutte le sue forme.
«È stato difficile sintetizzare quello che io avevo visto con i miei occhi – ha raccontato Fusaro –. Poi ci sono stati il lockdown, l’alluvione che ha invaso Genova. Quindi sono state tante le difficoltà nel raccontare un cantiere che non si è mai fermato».
Un lavoro, cominciato con il taglio della prima lamiera l’11 marzo 2019, fino al varo dell’ultimo impalcato il 28 aprile 2020, che ha tenuto impegnati per ben sette mesi ingegneri, tecnici e maestranze, arrivati da ogni parte d’Italia. Un docufilm quindi che racconta la costruzione, assieme alla testimonianza collettiva ed emotiva. Un affresco di sentimenti che hanno guidato gli operai che, come pietre miliari, hanno sorretto con tenacia il ponte.
«Da subito ho capito che avevo di fronte qualcosa di eccezionale, come se stessi assistendo alla costruzione di una cattedrale, una cattedrale del mio tempo – ha svelato il regista –. Quando ho visto quei lavoratori provenienti da nord a sud e quando ho visitato gli stabilimenti di varie parti d’Italia, in cui venivano realizzati pezzi di ponte, ho pensato che questa storia dovesse essere raccontata in un film. La costruzione di quest’opera ha messo insieme tutta la nostra penisola perché ci hanno lavorato mille persone, mille ingegni, mille braccia, mille mani, mille sguardi».
Fusaro ha unito immagini di repertorio a girato originale: dal ponte ancora ignaro della tragedia che stava per abbattersi sulla città, fino al crollo, alle macerie, ai soccorsi, al lutto.
Tutto culmina con il racconto fatto dall’archistar Renzo Piano, ripreso con lo sfondo del mare di Genova.
«L’incontro con Renzo Piano è uno dei più incredibili, perché è una persona di una dolcezza e di una semplicità che si addicono solo ai veri grandi. Tra l’altro, lui ha progettato gratuitamente questo ponte. Per una volta, l’Italia ha dimostrato che non cade soltanto a pezzi, ma può anche rialzarsi».
A far da cornice, per la narrazione, infine le note jazz di Danilo Rea, che ha suonato il pianoforte sotto il ponte, in quella che ora si chiama “Radura della memoria”.
L’opera, dunque, rappresenta la possibilità di edificare e poter fare poesia, la voglia di costruire qualcosa di bello per il domani.
Per il pubblico, dunque, appuntamento questa sera alle 20.35 su Sky Arte.