Dalla Prof.ssa Elisabetta Bochicchio, docente di Materie letterarie e Latino del Liceo Scientifico ed Artistico “G. Galilei” Bitonto, riceviamo e pubblichiamo.
Valentina indossa una “tunica recta” annodata in vita da un “gingillum”; sul capo una corona di mirto e fiori d’arancio: Il “flammeum”, un velo di color arancione, le copre il volto. È emozionata.
E’ il giorno del suo matrimonio. Il padre ed il marito hanno già impresso il “sigillum” sulle “tabulae nuptiarum”, la “pronuba” si accinge alla “dextrarum coniunctio”; non resta che pronunciare la formula di rito: “UBI TU GAIUS, EGO GAIA “ (Dove tu, o Gaio sei, lì io Gaia sarò), mentre tutt’intorno esultano :“FELICITER, FELICITER”. Valentina si è appena sposata con Antonio, un “matrimonium cum manu”, in uso nella Roma antica, attraverso il quale il padre della sposa con la figlia cedeva al marito dote e proprietà. Un “SYMPOSIUM”, lautamente imbandito, attende gli sposi e i commensali, ma anche tutti i presenti, invitati a degustare libagioni ,“dulcia sponsalia” ed altre pietanze, accompagnate da un bicchiere di “mulsum”, il vino al miele delle grandi occasioni.
Tutto questo è avvenuto in un’aula del Liceo Scientifico ed Artistico “G. Galilei” di Bitonto, in occasione dell’ OPEN DAY, già di scena domenica 14 gennaio: una ricostruzione fedele nei panni dell’epoca. Con la messa in scena del matrimonio, al suono del violino si recitano liriche d’amore di autori latini, si illustrano gli antichi riti del fidanzamento e del matrimonio nell’antica Roma e le abitudini alimentari dei Romani, si entra virtualmente nelle “domus” romane dell’epoca. DOMENICA 28 GENNAIO SI E’ REPLICATO, DALLE ORE 10 ALLE ORE 12, 30.
Un progetto didattico in forma laboratoriale, attivato con la classe II C del Liceo Scientifico tradizionale, per accostare gli studenti al mondo degli antichi romani, al loro “modus vivendi” e alla loro mentalità, relativamente agli aspetti della civiltà latina approfonditi. L’attenzione si è spostata sulla vita quotidiana degli antichi romani, consentendo di insegnare il latino non solo attraverso i libri di testo, bensì calandolo nella dimensione concreta di lingua viva, per meglio comprenderne il lessico ed accostarlo ai termini dell’italiano attraverso l’affascinante scoperta dell’etimologia delle parole. E’ stato così favorito un insegnamento ludico ed emozionale, capace di impressionare e coinvolgere, far sentire gli allievi protagonisti dell’apprendimento , facendogli scoprire sempre più che il latino è lingua viva, non è solo le sue complicazioni morfologiche e sintattiche,ma e’anche la sua civiltà e la sua cultura e si può insegnare con l’ausilio delle immagini e delle nuove tecnologie. Sono molte infatti le espressioni latine ancora in uso, ed è quanto mai attuale lo studio di questa disciplina , da cui gli studenti sono spaventati, che evitano, perchè la ritengono erroneamente inutile ed anacronistica.
Tutta la nostra tradizione occidentale si radica in quella greca e in quella romana, lo stesso vale per la nostra lingua: l’italiano che noi parliamo è infatti di derivazione latina, nelle sue strutture morfologiche e sintattiche. Il latino invece serve, per aprire la mente ed affinare la sensibilità, per ragionare e sviluppare capacità critiche e di giudizio, per comprendere tanti aspetti della realtà, a partire da una conoscenza del passato, capace di illuminare il presente ed il futuro. Studiare il latino permette di capire quali sono le nostre radici e matrici culturali, e questo di certo rafforza la nostra identità. Lo studio della lingua poi sarà il tramite per conoscere i grandi autori del passato, la loro saggezza, la bellezza dei loro canti, le loro risposte ai grandi quesiti esistenziali . Un patrimonio inestimabile.Da tesaurizzare. La tecnica e il pragmatismo non possono prescindere dall’uomo e dalla sua dimensione più spirituale ed etica. Le scienze umane saranno sempre attuali: dietro una qualsiasi professionalità infatti ,ci sarà sempre l’ uomo, le sue scelte etiche, la sua responsabilità.