Un leggio ed un pianoforte. La poesia che resta magicamente incastrata tra le parole di Cosimo Damiano Damato e le note di Sergio Cammariere.
Ed è il mare, quel posto in cui andare a braccia spalancate, ad accomunare i versi di Damato e le musiche dell’autore calabrese, capaci d’unire gli oceani in un solo bacio in una contaminazione essenziale che concede arrangiamenti e versioni inedite dei brani più amati dal pubblico.
Da Tutto quello che un uomo” a“ Dalla pace del mare lontano”, passando per “Tempo” , “Le porte del sogno” e “Vita da artista” e le canzoni più intime come “Ti penserò” e “Padre della notte”.
Damato racconta la storia di un amore segreto, stretto fra i denti, nascosto nei silenzi delle controre magiche e sacre del Sud, rivelando la sensualità, la sacralità, le inquietudini, il dolore, l’erotismo, disegnando le pareti immaginifiche di un giardino segreto dove cantare quel sentimento perduto, e poi ripreso, inseguito, sognato, sofferto ed infinito.
A scandire il ritmo del racconto le note vibranti del pianoforte, che rivelano la gioia nascosta del cuore, lo spirito delle cose. “La prima volta che ho ascoltato una canzone dove c’era la poesia, una canzone ascoltata d’adolescente di Angelo Branduardi “Le confessioni di un malandrino” c’era la traduzione del poeta russo Esenin “Le confessioni di un teppista”. Il quel periodo leggevo le sue poesie, quelle di Majakovskij e riconobbi in quella canzone di Branduardi, la vera canzone d’autore: quando la poesia e la musica sono una cosa sola. Quindi nella mia vita artistica – confessa Cammariere – ho sempre cercato di raggiungere questo obiettivo: incontrare la poesia e musicarla”.