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Home » Re Pambanèlle presentano “Uelì Uelà”, traccia della nostra tradizione popolare

Re Pambanèlle presentano “Uelì Uelà”, traccia della nostra tradizione popolare

Mirabella: "Finalmente c’è un documento sonoro, figlio delle ricerche e del sovvenzionamento dell’amministrazione, che può girare per il mondo"

La Redazione by La Redazione
9 Agosto 2014
in Cultura e Spettacolo
Re Pambanèlle presentano “Uelì Uelà”, traccia della nostra tradizione popolare
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Il gruppo di canto e ballo popolare bitontino “Re Pambanélle”, in occasione del festival del folklore nella sua XVIII
edizione, ha presentato in piazza
Cattedrale
il suo primo cd musicale “Uelì
Uelà”.
  In apertura c’è stata la
tavola rotonda su “La musica popolare
nel segno della mediterraneità”
con Michele
Mirabella
, giornalista – attore e scrittore,  Nicola
Pice
, presidente del Centro ricerche di storia e arte bitontina, Stefano Saletti, musicista esperto in
musica mediterranea e Michele
Muschitiello
, esperto delle tradizioni popolari. Ha presentato Nicola D’Amico, giornalista della
Gazzetta del Mezzogiorno.

«Mi sono
avvicinato a questo mondo per lavoro e me ne sono innamorato.
– ha dato il
benvenuto Antonio D’Amico– Il campo etno – antropologico è poco
trattato. Il nostro è un ricco patrimonio che non va perduto ed è un calderone
di emozioni, simboli e suoni particolari. Siamo qui per presentare il cd “Uelì
Uelà”».
 

La tradizione popolare diventa oggetto di discussione tra i presenti
sul palco e acquisisce il suo giusto valore nella sua analisi. 

Nicola Pice ricorda il libro rosso, che
raccoglie documenti che vanno dal 1265 al 1556, e specialmente un documento
degli inizi del ‘500. In quest’ultimo si fa riferimento alle cosiddette “mattinate”,
che generalmente vengono ricordate come canti d’amore, ma precisamente di
questua. La “mattinata” veniva cantata sotto la casa della sposa. 

Poi fa
riferimento alla tradizione dei saturnali dell’olio, che sarebbe bene
recuperare. Alla fine della raccolta delle olive si legava il padrone intorno
ad un albero , gli si metteva in mano un ramo di ulivo e si cantava un canto
insieme ai contadini, a ciò seguiva una processione in paese.  Di questo canto si è salvata solo una strofa.
Ricorda anche il canto di San Michele e il pellegrinaggio all’inizio di maggio. 

«Una caratteristica della musica popolare
è l’essere soggetta a modifiche nel tempo
– conclude Pice -. Si ricordi la storia
del rapsodo, il cui canto non veniva riprodotto pedissequamente, ma subiva
sempre nuove aggiunte. La poesia popolare è anche la capacità di partecipare
insieme al canto».
 

Con Saletti si
son presi in considerazione i riflessiche la cultura mediterranea ha avuto
sulla nostra tradizione. «Sul vostro
territorio ci son stati tanti riflessi
– ha spiegato Saletti-. Da sempre il
Mediterraneo è un luogo di incontro e di scambio. Nella musica si ritrovano
melodie partite dalla Turchia e dal mondo balcanico, così come anche gli
strumenti. Basti pensare al mandolino. La musica popolare ci avvicina allo
spirituale».
 E ancora : «C’è un filo comune nel Mediterraneo, che è
la nostra forza. Non esiste una sola cultura mediterranea, ma esistono tante
culture all’interno di uno stesso mare. Le specificità ci uniscono e ci
differenziano allo stesso tempo».
 

Michele
Muschitiello
ricorda l’esperienza , condivisa con Tina Masciale (presidente del gruppo “Re Pambanèlle”), della
raccolta di una trentina di canti popolari, vagheggiando con un registratore
casa per casa. Il bello di questi canti è l’alternanza del vernacolo e
dell’italiano. «Abbiamo avuto la fortuna
di poter pubblicare questi canti, alcuni registrati in maniera artigianale-
ha affermato Muschitiello-. Quattro di questi canti son stati ripresi
dai fratelli Rossiello. Spero che l’amministrazione dia il suo patrocino e che
questa tradizione venga tramandata».
 

Con Michele Mirabella si son delineati i rischi e i limiti della
tradizione popolare : «Finalmente c’è un
documento sonoro, figlio delle ricerche e del sovvenzionamento
dell’amministrazione, che può girare per il mondo. Il canto popolare come noi
l’abbiamo amato è morto, se non fosse per questi cd e questi ragazzi che ne
coltivano l’amore. Non ci son più nonne e mamme che ci cantano le ninna nanne,
mettono i figli davanti al televisore».
 

La realizzazione del cd “Uelì Uelà” è stata
definita una meticolosa opera di educazione
e valorizzazione del nostro patrimonio
. «Io ho nostalgia di questo paese perché lo amo e me lo ricordo com’era
quando avevo 9 anni-
ha concluso Mirabella-. Piantatela con la retorica celebrativa e aiutate
artisti e ricercatori e voi stessi. Raccontate le tradizioni ai vostri figli,
che dovete affrontare. Altrimenti non ci sarà più una tradizione popolare».
 

Rino Mangini, assessore al Marketing Territoriale, porta i suoi ringraziamenti: «Questo evento l’abbiamo sognato così. E’ importante lasciare una traccia del
nostro passato e il lavoro fatto dal gruppo è un’eredità consegnata ai
cittadini. L’invito è a comprare il cd perché l’opera meritoria del gruppo
possa essere tramandata». 

Si son esibiti “I figli della Puglia”, un gruppo proveniente da Monte Sant’Angelo,
che si è esibito con i loro tradizionali pezzi: dalla tarantella dedicata alla
loro protettrice al brano dedicato a San Michele a “oi mamma passa lu zitu”. 

Un
più forte scroscio di applausi ha accompagnato l’esecuzione dei brani di “Uelì Uelà” . Essi erano divisi tra
tematiche amorose, religiose e storiche ( con il brano dedicato al brigante
Nicola Morra). 

Da “Te si fette re
capidde alla romana”
o “Quand je
bell u Primm’ammore”
si è passati ai canti che ricordano la raccolta delle
olive o il mestiere del barbiere. I brani son stati presentati da simpatiche
scenette in dialetto, interpretate dai ragazzi delle Pambanèlle. 

La goia di
questo sincero e sacrificato lavoro ha coinvolto i cittadini. Doverosi sono
stati, in chiusura, i ringraziamenti di Tina
Masciale
.  

Tags: bitontoestatefolkloretradizione popolare
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