La realtà storica che, purtroppo, Chiesa e Mafia hanno avuto (forse continuano ad avere, sotto altri aspetti e altre circostanze?) un rapporto di vicinanza.
La convinzione, azioni e cambiamenti alla mano, che la Santa Sede sta cambiando atteggiamento, o almeno sta provando a farlo nei confronti di Cosa Nostra, Camorra e altro ancora.
Questo rapporto è stato oggetto di discussione, ieri sera, nell’incontro dal significativo titolo “La Chiesa e la Mafia”, uno degli eventi della seconda giornata della rassegna “Bitalk”, e moderato dalla giornalista Giulia Migneco.
Isaia Sales, saggista, ha sottolineato alcuni punti essenziali, tracciando un po’ quello che è lo storico rapporto tra le due realtà. “Senza il sostegno della Chiesa la Mafia non avrebbe avuto il successo storico che ha avuto. Non si deve dire che ne è stata complice, ma non ha fatto fino in fondo quello che doveva. Ora si è riposizionata su questa tematica, perché papa Francesco li ha scomunicato, c’è stato la morte di padre Pino Puglisi a Brancaccio, e alcuni vescovi ora la vedono come struttura di peccato”.
E questo rapporto lo testimonia anche la struttura di Cosa Nostra. È organizzata come se fosse realmente una Chiesa, ha avuto per anni il suo Papa (Michele Greco, ndr) e, ancora oggi, i riti di iniziazione di nuovi adepti vengono fatti secondo modalità religiose.
Le questioni, però, secondo Sales, sono anche altre: “Come possono i mafiosi sentirsi buoni cristiani? Perché i preti hanno fatto in modo che questi si sentano e credono questo? Perché la Chiesa non ha fatto dei mafiosi dei propri nemici? Va rivista qualcosa nel perdono cristiano, e bisogna tener presente che tra la colpa è la redenzione il percorso è troppo breve. Si dovrebbe introdurre il peccato civile, ad esempio”. E poi c’è il paradosso (“la religione più lontana di tutte dalle pratiche della violenza praticata da persone violente”), e la certezza: “Senza la Chiesa e i cristiani non si può vincere la lotta alla Mafia”.
Ancora più analitico è stato don Tonio dell’Olio. Il presidente della “Pro civitate Christiana di Assisi”, ripercorrendo le tappe storiche del rapporto tra Chiesa e mafia, ha ricordato una verità inconfutabile. “La vicinanza si può spiegare anche con il fatto che la Chiesa ha eletto soltanto un grande nemico che è il comunismo, e la mafia, nata come esercito dei latifondisti contro i contadini, ha sempre sposato le idee anticomuniste”. Ammazzando, non a caso, sindacalisti (vedi Placido Rizzotto), e politici (Pio la Torre).
Un esempio virtuoso contro la criminalità organizzata è stato, però, don Giuseppe Diana, ucciso dalla Camorra il 19 marzo 1994 a Casal di Principe, patria dei Casalesi. La sua figura è stata ricordata da Renato Natale, primo cittadino della città campana e sindaco anche allora. E considerato esempio di buona politica e trasparenza contro il terribile clan malavitoso.