«Siamo stati i Flinstones del giornalismo locale, precursori dell’attuale informazione online».
È con questa simpatica metafora che Vincenzo Abbatantuono ricorda l’epoca delle cosiddette “radio libere”. Un’epoca che, insieme a Tommaso Padolecchia ed Emanuele Saponieri, racconta nel libro “Bande libere – Dalle radio libere alle radio private” (Secop Edizioni), presentato sabato sera a Bitonto, nel Teatro Traetta, in una vera e propria festa, organizzata per ricordare quell’epopea, che nella città degli ulivi ebbe un incredibile fermento.
Nel corso della, moderata da Giuliano Leone, voce di Radio Rock, i tre autori hanno rivissuto quell’epoca, alternando il racconto con la proiezione delle videointerviste realizzate durante la stesura del volume, con i contributi preregistrati di Marco Baldini, voce storica della radio italiana ed ex spalla di Fioriello; Marco Biondi (Radio Rock); Piero Ricci, presidente dell’ordine dei giornalisti di Puglia, tra i protagonisti delle radio libere di Bitonto; e con gli interventi del sindaco Francesco Paolo Ricci; del direttore del Da Bitonto Mario Sicolo e di tanti altri.
Senza dimenticare i contributi di Amerigo De Fano, Ciccio Marinelli e Gianfranco Toscano che hanno contribuito, con le loro consolle, a far rivivere, attraverso la musica, quel periodo.
Ospite d’onore la voce storica di Radio Norba Franca Mazzei, autrice della prefazione del volume.
Un evento speciale promosso da associazione Culturale Fos, Secop Edizioni, con il patrocinio del Comune di Bitonto e la collaborazione di daBitonto e Go streaming.
Tra i promotori della serata, anche l’associazione Amici del Cuore “Giuseppe Albi” a cui, come spiegato dal presidente Andrea Ricci, sono destinati proventi della vendita del libro. L’associazione ha già già comunicato l’acquisto di un defibrillatore da installare nel teatro.
Il volume racconta ciò che accadde in Italia e non solo, dopo la rivoluzione del 1976, quando la sentenza 202 della Corte Costituzionale dichiarò «l’illegittimità costituzionale degli artt. 1, 2 e 45 della legge 14 aprile 1975, n.103 (nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva) nella parte in cui non sono consentiti, previa autorizzazione statale, l’installazione e l’esercizio di impianti di diffusione radiofonica e televisiva via etere di portata non eccedente l’ambito locale».
Finito il monopolio statale, in tutte le città italiane e, anche a Bitonto, città dei tre autori, si assistette al moltiplicarsi di nuove emittenti locali che, spesso con pochi mezzi economici, contribuirono a dar voce alle nuove istanze di quel decennio, alle rivendicazioni giovanili, alle passioni politiche, alla voglia di nuovi spazi di confronto e aggregazione, rivoluzionando anche il giornalismo locale e il modo di comunicare cronaca, politica, cultura e sport. Sorsero piccoli e grandi avamposti di entusiasmo, libertà e impegno. Avamposti che furono talvolta importanti fucine per diversi giornalisti destinati a fare carriera a vario livello.
“Bande libere” racconta, dunque, l’esperienza giovanile dei tre autori, che vissero l’evoluzione della radio e furono travolti da quell’impeto di entusiasmo che caratterizzò quella fase. Una generazione che scoprì, nelle radio libere, un luogo di addestramento alla vita, uno strumento di socializzazione.
Da quelle postazioni spesso fatte in economia, si parlava di musica, sport, politica. Si faceva intrattenimento e ironia. C’erano dibattiti, discussioni. Si raccontava il territorio, come fanno oggi le testate giornalistiche online. Ma all’epoca era molto più complesso.
«Il nostro era un giornalismo ruspante. Era complicato fare informazione locale all’epoca» ricorda Abbatantuono, che si occupò della redazione giornalistica di Radio One e che sottolinea l’assenza di collaborazione da parte di politica e forze dell’ordine e la difficoltà ad avere notizie. Specialmente quelle di cronaca nera, in un periodo particolare per la storia di Bitonto, tra diffusione della droga e crescita della malavita.
«Ma non è la storia delle radio libere» ci tengono a sottolineare gli autori, rispondendo a chi, tra i protagonisti di quel periodo, rivendica con orgoglio il proprio ruolo.
«È una storia delle radio – spiega ancora Abbatantuono -. Ci auguriamo che ci siano ancora altre storie. Non abbiamo alcuna presunzione di mettere la parola “fine”».
Lo ribadisce anche Emanuele Saponieri: «Non è la storia delle radio a Bitonto, ma la nostra storia in quegli anni. La radio diede modo a noi, all’epoca adolescenti, di dare libero sfogo alla nostra voglia di scoprire e conoscere il mondo, al di fuori della famiglia e della scuola. E permise di scoprire la passione per il rock. Fu un luogo di socialità e di confronto sulla musica di quel periodo, che fu la regina delle nostre discussioni. E fu il canale di uno spirito rivoluzionario che albergava in noi come in tanti altri ragazzi. Uno spirito che, proprio grazie alla radio, tramutammo in creatività».
«Ad avvicinarmi a questo mondo fu l’amore per la musica – ricorda Tommaso Padolecchia -. Era gratificante sapere che, da qualche parte, c’era qualcuno ad ascoltarci».
A dare la spinta ai tre autori per mettere quei ricordi nero su bianco, è stata anche la scomparsa, negli anni, di alcuni tra coloro che condivisero quell’entusiasmo.
«La lampadina mi si è accesa dopo la morte di due amici, Maurizio Loragno e Angelo De Renzio – spiega Abbatantuono -. Non potevamo attendere oltre, anche perché tanti altri nel frattempo ci hanno lasciato. Volevamo raccontare cosa significò, per noi, il mito della radio, strumento che, ormai, si ascolta poco. E ricordare le persone che condivisero con noi quel momento così entusiasmante».