Descrivere
gli inverni baltici non è cosa facile. E di sicuro non bisogna partire dalle
ovvietà. Perché tutto può essere il freddo, qui, in queste remote terre
dell’Europa dell’Est, fuorché una sensazione scontata. Molto più della spessa
patina di gelo che ricopre la pelle, si poggia sugli occhi, cristallizza ogni
goccia d’acqua.
L’inverno
baltico è una sensazione. Lo avverti quando, nelle ore centrali della
mattinata, cammini per le strade e l’asfalto sembra d’argento. Quando,
sorridendo, gli studenti e le ragazze, le madri di famiglia, i lavoratori
escono di casa, ma, osservandoli nel loro andamento, si ha come l’impressione
che debbano affrontare una lotta quotidiana.
La
Lituania è un piccolo pezzo di terra. Una storia travagliata, che racconteremo
sulle pagine di questo diario, e a malapena 3milioni di abitanti, suddivisi tra
nemmeno una decina di centri urbani. Tra questi, la Capitale, Vilnius,
circondata da un cospicuo numero di villaggi, che si sviluppa lungo la linea
territoriale tracciata da foreste e fiumi, le principali ricchezze della natura
lituana.
Arrivare
in questa terra, di notte, nel pieno dell’inverno, in un giorno qualunque di
una settimana qualunque del mese di gennaio, ti porta inevitabilmente a
desiderare i calori e i colori della tua terra, quel sud Italia frustrato e
svuotato di ogni speranza. O a sognare il mare, così grande e così fedele. Ma i
primi pensieri della tua mente, quelli che si nutrono di istinto, irruenza ed
epidermide, se non sbagliati, spesso sono incompleti.
E così,
quel fascino che si nasconde dietro ogni angolo di questo nuovo mondo, è pronto
a sedurti, stimolarti, coinvolgerti. E subito, i passi di un cammino sulle
lunghe strade deserte, le cavalcate lungo un’autostrada larga e gelida, le
traversate tra vecchi palazzi dall’architettura comunista e la birra nei locali
caldi e affollati o, ancora, il silenzio di certe chiese di periferia, il
copricapo di una vecchia che sfida le lame del vento per rivolgere una
preghiera al suo Dio diventano la cura della tua solitudine.
E la
chiave di accesso a questo nuovo mondo. I racconti dal Baltico cominciano qui,
gentili lettori, in questo parcheggio grande e deserto. Gli occhi rivolti al
cielo guardano un manto grigio. Ma la strada è dolce, comunque.