“Memento”: ricordo.
Un verbo che non comporta alcuna azione, alcun movimento. Ma che troppo spesso
costa fatica. Talmente tanta fatica che nel corso degli anni si avverte ancora
forte la tendenza a non riuscire, o a non volere ricordare le cose come
accaddero davvero, a trovare una giustificazione anche alla forma più banale e
allo stesso tempo più feroce del male: l’eliminazione fisica del diverso,
dell’altro da me, del riconosciuto come inferiore in base a criteri artefatti o
del condannato per la sua diversità di idee e la sua voglia di libertà. Tutto
ciò si è concretizzato nei totalitarismi e nei genocidi del Novecento.
“Memento”: ricordo!
Come una sorta di ordine dato a se stessi. Un ordine che dovremmo impartirci
tutti, per evitare di non cogliere il senso di ciò che avvenne in un passato
con cui ancora facciamo i conti, perché ha rappresentato la più vergognosa
pagina della storia contemporanea.
“Memento” è il
titolo della manifestazione inaugurata domenica sera, vigilia della Giornata
della Memoria, al Torrione Angioino, organizzata dal Comune di Bitonto in collaborazione con l’European Language School, gli istituti comprensivi “Modugno – Rutigliano”, “Caiati – Rogadeo”, “Cassano – De Renzio”, il Liceo Classico Linguistico “Carmine Sylos”e l’istituto professionale “De Gemmis”.
Dal 26 gennaio al 9
febbraio, il Torrione sarà, per il secondo anno consecutivo, la location di
mostre, reading, incontri, proiezioni cinematografiche ed eventi artistici e
musicali che inviteranno a riflettere sui totalitarismi e i genocidi del
Novecento. Quest’anno l’iniziativa è
inserita in un progetto più ampio: il concorso “Le libertà negate, conquistate,
cercate” che, fino al 10 marzo, vedrà impegnati gli studenti dell’European Language School, coordinati dalla
professoressa Angela Abbatantuono, con
altre 60 scuole italiane.
Ad aprire i
battenti della mostra, nella giornata di domenica, è stata Fiorella Carbone dell’European Language School che ha spiegato il
senso del titolo del concorso. “Libertà
negate perché i genocidi non hanno colore – ha detto –, conquistate da noi italiani grazie alla Costituzione, cercate da
tante persone che affrontano viaggi spesso tragici per trovare condizioni di
vita migliori”. Insieme ai giovani, principali artefici della mostra che
ripercorre le fasi e le caratteristiche più importanti della Shoah, dei
massacri delle foibe e dei genocidi perpetuati nei gulag sovietici, tutta la
cittadinanza è stata invitata a riflettere. “Ringrazio
i cittadini che insistono nel credere che la città ha un futuro da costruire a
partire dalla coscienza civile” ha detto il sindaco Michele Abbaticchio nel suo intervento di apertura della
manifestazione.
Dopo Bernaldo Kelz, testimone dell’Olocausto
intervenuto nel convegno di apertura di domenica, altre prestigiose voci si
confronteranno, nel corso delle prossime settimane, sul tema del totalitarismo.
Tra gli loro padre Andrey Boytsov,
rettore della Chiesa russo-ortodossa di Bari, Pino Arlacchi, parlamentare europeo, sociologo e criminologo, e Yehudà Pagliara, delegato della
comunità ebraica di Napoli per la Puglia e la Basilicata.
Indispensabile per
la realizzazione di un evento così lungo e articolato la collaborazione di
molti soggetti: gli assessori all’Istruzione e al Marketing territoriale Vito Masciale e Rocco Mangini, le Ferrovie
del Nord Barese, la ditta Abbatantuono
Arcangelo Costruzioni e Restauri, Pierfrancesco
Uva per il progetto grafico e le installazioni.