Bisogna tornare a Mimì Luiso, alle sue poesie, alla sua anima.
Mimì un poeta, un uomo che terribilmente manca alla sua comunità umana e civica. Ogni volta che rileggo le sue poesie, qualcosa dentro si risveglia, come se il suo linguaggio riuscisse sempre a toccare corde profonde, a partire dal suo modo di parlare della condizione umana che è al contempo disperato e lucido, arrivando e raggiungendoci nel cuore di ciò che siamo e di ciò che viviamo.
La poesia che ho riletto oggi, assolutamente per caso -apparente?-, quando semplicemente ritocchi i tuoi libri, fa parte della raccolta “Le condizioni del cuore“, pubblicata nel 1986. Un testo che presenta diverse poesie scritte da Luiso negli anni e decenni precedenti.
Fu la sua prima raccolta, vero e proprio affresco delle sue visioni e del suo sguardo sulla vita. La poesia riletta mi ha colpito assai: il cielo che si rompe, l’idea che si squarcia come carta, la fame dei lupi che torna, quella fame che è simbolo di un ciclo che non si interrompe mai, come un destino ineluttabile. In queste parole una crudezza che invita ad affrontare la realtà nella sua essenza più nuda.
Ecco la poesia, si chiama “Il cielo”. È del 1961. Un Mimì giovane.
IL CIELO
Il cielo
inzuppato di pioggia
si è rotto
come si squarcia un’idea
di carta nell’acqua dello stagno.
Ma domani
torneranno a vagare
i magri lupi per la fame
come per divorarlo ancora
nel rito feroce di sempre.
Sembra di sentire l’inquietudine che animava il giovane poeta, quella percezione di un mondo dove le illusioni si frantumano, dove la speranza può sembrare lontana, dove però la poesia diventa un modo per affrontare, con forza e determinazione, il caos che ci circonda.
Mentre rifletto su tutto ciò, pensando al fatto che Mimì Luiso ci ha lasciato nel 2013, penso anche che la sua poesia continua a parlarci, come se fosse stata scritta oggi.
Egli è sempre lì, sulla pagina bianca, poi scritta per scuotere le nostre coscienze.
Le sue immagini sono più vive che mai.
È la sua capacità di mettere in luce la fragilità dell’uomo, di esplorare la solitudine, la lotta, il dolore. Uno sguardo intenso, drammatico, emblema di vulnerabilità. C’era un’urgenza nel cuore di Mimì, nel suo scrivere: una necessità di scavare sotto la superficie, di non accontentarsi delle apparenze. La sua poesia resta davvero attuale, rivelandoci qualcosa attraverso cui svelarci.
Ciao e sempre grazie, Mimì.