DI ANGELA ANIELLO
Mi ha piacevolmente sorpreso “La tela di Svevo”, il nuovo romanzo di Alessio Rega, eccellente editore della casa editrice Les Flaneurs e bravissimo scrittore.
Una scrittura più matura che in molti punti fa vibrare il cuore facendo appassionare il lettore alle vicende di Svevo, un pittore avanti negli anni, che cerca di aprire continuamente un varco nei suoi pensieri, in una continua dialettica tra presente e passato.
Tornato nella sua Molfetta, la stessa città da cui era fuggito in gioventù, incontra una giovane arpista, Anna Desio (mirabilmente ritratta in copertina da Francesco Dezio) che suscita in lui il desiderio e gli riporta alla mente il suo grande amore per Sophie.
Svevo è capace di ricamare i suoi ricordi con la stessa abilità e originalità con cui sa dipingere: le esperienze lacerano, le brutture del mondo contaminano anche l’immaginazione, ma è l’incoscienza tipica delle anime in subbuglio e in cerca di sé a colorare la vita.
L’incontro con Anna è fuoco, è desiderio che brucia, è smania di possesso.
Può l’amore creare uno stato di sospensione? Può l’autenticità mettere a tacere tutte le sicurezze e infrangere le regole?
Ma.. se la vita dentro fa rumore, se concede altre occasioni, se supera le parole di circostanza ed è vento sulla pelle, vento di mare ch’è come carezza, perché rifiutare il suo invito e non declinare la forma di una possibile felicità?
Svevo è passione, è fatica di contenere le radici, è audacia, è il coraggio di prendere una direzione.
“Fanno male i rimpianti?” gli domanda a bruciapelo Anna.
“I rimpianti ti mangiano l’anima” gli risponde in un dialogo intimo in cui i ruoli sfumano e il cuore sconfina.
La verità può essere irruente come la tenerezza, come un equilibrio difficile da mantenere.
Il problema reale spesso è l’educazione alle sovrastrutture che negano l’istinto e incapsulano in una costante definizione di giusto e sbagliato.
Anna è per Svevo non lo sbaglio, non lo strappo ma uno spiraglio di rinnovata vitalità, il disarmo di un cuore che combatte a mani nude e poi cede, dopo tutti gli inverni, uscendo dalla sua sala d’aspetto.
E mentre la musica segue il suo ritmo in un vortice di malinconie, due esseri si fondono in una ”ultima meravigliosa e mirabile felicità”, quando la notte sembra fermarsi e ruba anche il fiato e il suo inconfondibile profumo.
L’autore nel traffico caotico e disordinato dell’esistenza indica un’alternativa e una speranza all’addensarsi delle nuvole. Sophie resta al varco, Svevo non la dimentica e tutto pare ricomporsi e incastrarsi.
Vi consiglio di leggere queste pagine seguendo la bussola delle vostre emozioni perché, come sostiene l’autore, “la felicità è sempre un rischio, quasi mai una sicurezza”.