DELLA PROF.SSA MARIANGELA BRANCALE
Storie di coraggio, di ribellione, di tenacia, di riscatto, di rimpianto. Storie di vita, quelle che la scrittrice Viola Ardone racconta nei suoi romanzi “Oliva Denaro” e “Il treno dei bambini”.
Venerdì 19 aprile, nel grigiore di una giornata uggiosa, si è aperto con gioiosa prepotenza un varco di luce. Una platea di studenti curiosi e motivati ha incontrato la scrittrice napoletana, con il desiderio di scoprire tutti i segreti di un avvincente progetto di scrittura.
È iniziato così un viaggio tra passato e presente. Un passato non lontano, quello di cui si parla in “Oliva Denaro”. Siamo negli anni Sessanta. La storia di Oliva si ispira a quella di Franca Viola, la prima donna che osò sfidare le regole arcaiche di un onore patriarcale, rifiutando il matrimonio riparatore previsto dall’art. 544 del nostro Codice Penale. Franca Viola pagò un prezzo altissimo: minacce, ricatti, addirittura subì l’ostilità di una parte dell’opinione pubblica, ma non si arrese mai. Allo stesso modo, dopo una lunga e coraggiosa lotta alla violenza subita e al sopruso da parte di un uomo sostenuto da una legge ingiusta, Oliva vince. È il 1981 quando il romanzo si chiude. Oliva è diventata una maestra. L’amica Liliana ha mantenuto la sua promessa: l’art. 544 è stato abrogato.
Una sfida non facile quella di avvicinare i ragazzi ad una società così diversa dalla loro, una società dove “il maschio è brigante e la femmina è una brocca: chi la rompe se la piglia”, dove “la femmina che sorride dice sì”, dove “chi non ha marito non ha nome”, dove “una donna senza marito è come metà forbice: non serve a niente”.
Esplorare questo mondo ha permesso ai nostri alunni di riconoscere le origini delle conquiste, dei diritti, delle libertà di oggi.
Appassionati, hanno letto il racconto delle reazioni urlate e rabbiose, silenziose e ponderate, di una famiglia costretta ad imparare a proprie spese ad affrontare un “problema”.
Stupiti, hanno imparato che in una famiglia che si scontra con un dolore così grande e ingiusto, esistono codici comunicativi diversi, hanno compreso che ognuno affronta i drammi della vita come sa, come riesce a fare. Un romanzo che ha insegnato, come dice Oliva, che “tutta la vita è un nodo”.
Con “Il treno dei bambini” il nostro viaggio ha fatto un passo indietro nella storia. Alla fine della Seconda guerra mondiale, in un’Italia devastata dal conflitto, un gruppo di donne si impegnò per aiutare migliaia di bambini in condizioni di povertà. Una storia italiana di solidarietà e speranza. Li chiamarono “treni della felicità”, vagoni pieni di bambini figli di un Sud affamato, affidati alle cure amorevoli di generose famiglie del Nord. In questo scenario si muove la vicenda di Amerigo, nato nei Quartieri spagnoli, e cresciuto da una madre che lo ama senza smancerie. “Gli abbracci non sono arte nostra”, dice a suo figlio. Amerigo lascia Napoli salendo su uno di quei treni e comincia un’avventura di nuove opportunità. Riceve tanto amore e un regalo inaspettato, un violino. Assapora un nuovo modo di essere amato, cresce e sceglie di opporsi al suo destino. “Il violino smette di miagolare e finalmente si sente una musica”. Diventerà un violinista. L’arte ha salvato Amerigo, ma lontano dalla sua terra. Con la lucida consapevolezza dell’età adulta dirà: “Per me ogni città è straniera”.
Abbiamo salutato la nostra scrittrice con la promessa di avventurarci tra le pagine del suo ultimo romanzo, “Grande Meraviglia”. Sarà un’occasione per conoscere un altro frammento della storia del nostro Paese, quando ancora esistevano i manicomi, luoghi in cui si rinchiudevano le persone con sofferenza psichica, considerate pericolose. Non c’era cura, ma solo controllo. E scopriremo che anche in quel mondo, anzi “mezzomondo” come lo chiama la protagonista Elba, di disperata sofferenza c’è posto per la bellezza. Sarà la poesia di Aldina, una paziente che si rifugia nella scrittura, sarà l’ostinazione di un medico, il dottor Meraviglia, che finalmente riuscirà a restituire la dignità ai pazienti. Un omaggio a Franco Basaglia, lo psichiatra che per primo coraggiosamente collocò la persona al centro della cura.
Si è conclusa, così, una delle esperienze più significative di questo anno scolastico. Viola Ardone non è più solo un nome scritto sulle copertine dei suoi romanzi, ma è una persona con i suoi sentimenti, le sue idee, i suoi timori, i suoi sorrisi. Una persona che ha voluto generosamente raccontarsi a noi. Inebriante la freschezza dei nostri ragazzi che con entusiasmo hanno donato alla scrittrice profonde interpretazioni dei suoi personaggi, formulato coraggiosamente domande e riflessioni, ipotizzando loro stessi risposte.
Incantata dalla luce dei nostri studenti, Viola è andata via con il desiderio di tornare. E noi saremo pronti ad accoglierla.