DI ALINA LICCIONE
Le prime fontanine pubbliche furono installate nel lontanissimo 1915. Rientrano certamente tra i caratteri distintivi della nostra Puglia, i turisti le osservano affascinati e le fotografano, molti artisti in alcuni comuni le hanno dipinte altri le hanno riprodotte su tela realizzando bellissimi quadri, i pugliesi le amano e le commentano soventemente restando impigliati nelle trame dei propri ricordi così come accade anche a me.
Le fontane publiche in ghisa dell’Acquedotto Pugliese con il loro caratteristico aspetto di produzione artigianale costellano l’intera regione dal Gargano al Salento, sono presenti ancora tutt’oggi in diverse piazze soprattutto nei centri storici dei vari comuni pugliesi molte purtroppo sono state rimosse.
La loro affascinante storia viene da lontano, risale al 1902 con la legge per le costruzione e l’esercizio dell’Acquedotto Pugliese, il loro obiettivo? Erogare acqua potabile gratuitamente per tutti restando in facoltà del comune di appartenenza di controllarne l’uso, con il pagamento dell’acqua a proprio carico.
Il decreto Regio del 1904 sanciva che sarebbero dovute essere installate una fontana per ogni 2500 abitanti nei centri con più di 20mila abitanti, una per ogni 1000 abitanti nei centri minori. Il regolamento aveva stabilito che ogni singola fontanina non avrebbe dovuto erogare meno di 25 metri cubi di acqua al giorno.
Diventate da subito Simbolo di vita, sono state luoghi di ritrovo di confidenze di scambi di sguardi tra innamorati di chiacchiere tra amici che tra una risata e l’altra si dissetavano grazie all’acqua buona e fresca offerta dalle così dette “cape de firr” definizione simpatica in dialetto barese, vere e proprie icone della storia della nostra Regione nota come terra arida e assetata del resto , la storia racconta….
Sono state spesso definite come Il miracolo dell’acqua in Puglia.
C’è una filastrocca anonima risalente agli anni 20 che testimonia l’attaccamento da parte delle popolazioni pugliesi a questo strumento iconico, recita così: “all’acqua all’acqua alla fendana nova, ci non tene la zita se la trova”.
Un legame affettivo forte ed ancestrale che ho sentito affiorare dentro di me in modo particolare quando passeggiando lungo via Matteotti a Bitonto ad un certo punto mi sono accorta dell’assenza della fontanella che era presente in Piazza Sant’Egidio, mi sono fermata fissando quel punto specifico della Piazza, sapete, mi fermavo spesso da bambina assieme a mia nonna proprio lì, per dissetarmi soprattutto durante le calde giornate estive, lei mi aiutava girando l’apposita manopola laterale ed io bevevo per poi sciacquarmi il viso, puntualmente me lo asciugava amorevolmente con il suo fazzoletto sempre presente di cotone bianco e profumato onnipresente nelle sue tasche.
Quando non l’ho più vista ho ripensato a tutti quei momenti, ai miei nonni, a tutte le persone che si sedevano attorno a quella fontana fermandosi a chiacchierare con grande spirito di comunità, ai ragazzini che dopo avere giocato fra di loro erano soliti bere e mi son chiesta avvolta dal manto della nostalgia chissà dove si trova adesso…
I libri ci insegnano che agli inizi del Novecento erano pochissimi coloro che godevano del privilegio di avere l’acqua direttamente in casa e così quando arrivarono queste creazioni dalla forma conica portatrici di acqua pura la vita cambiò radicalmente per
tantissime famiglie, intere popolazioni infatti migliorarono la qualità della vita quotidiana soprattutto le condizioni igieniche e salutari.
Anche il noto attore autore e regista Dante Marmone nel suo bellissimo libro intitolato APLUViA edito da Radici Future parla dell’importanza dell’arrivo dell’acqua in Puglia, terra magica ed unica per la straordinarietà dei suoi paesaggi è molto altro e di cosa hanno rappresentato e ancora significano per molti di noi le fontanine descrivendo i suoi ricordi di bambino e di come i suoi genitori lo educavano al consumo sobrio di questo prezioso liquidò giunto a noi grazie alla creazione nonché progettazione di una fitta rete idrica.
Il primo che ebbe l’idea di costruire un acquedotto che portasse l’acqua in Puglia fu l’ingegnere Camillo Rosalba che nel 1868 ebbe l’intuizione di attingere l’acqua per noi dalle abbondanti sorgenti del fiume Sele in Campania. È stato un progetto geniale, importantissimo di cui ancora usufruiamo tutti ogni giorno grazie all’attiva presenza, costante precisa e scrupolosa di AQP. Sarebbe bello poter recuperare le fontanine rimosse e trasformarle in opere d’arte contemporanea creando installazioni originali e decorative per il nostro stupendo territorio ammirato ed apprezzato dal mondo intero. Un’idea, la mia, intrisa di affetto e amore per la mia regione d’appartenenza che ogni giorno vivo intensamente grazie anche al mio lavoro in tv.