Pierò Pelù, il cantante e cofondatore della rock band dei Litfiba, si racconta. Racconta la sua vita, le sue esperienze al servizio della Dea Musica. Quel che ha realizzato in cinquanta anni di vita. E lo fa nel suo libro autobiografico dal titolo “Identikit di un ribelle”, edito da Rizzoli, presentato sabato sera al Chiascia, a Palombaio.
“E’ bello riuscire ad esprimersi non solo con la musica, ma anche con la scrittura di testi diversi. Si sono ancora io, Piero Pelù dei Litfiba, ma ho anche altri interessi che non confliggono con la musica e mi piace coltivarli. Non sono un allineato”, introduce il cantante toscano.
Per l’autore, che nei giorni scorsi è stato a Bitonto per girare il film “Tu non c’eri”, insieme a Bianca Guaccero e Brenno Placido, è stata un’occasione per discutere a tutto tondo con Cosimo Damiano Damato, regista del film. Dall’amore per un’altra persona, “uno dei motivi più belli per stare al mondo”, al rapporto con i figli.
Largo spazio anche alla sua visione politica. Del cantante sono note le sue posizioni anti-Renzi. Era il 1 maggio di questo anno quando, dal palco del concerto organizzato a Roma dalla Cgil, criticò la politica del capo del governo, dicendo: “Il non eletto, ovvero il boy-scout di Licio Gelli, deve capire che in Italia c’è una grande guerra interna, e si chiama disoccupazione, corruzione, voto di scambio, mafia, camorra, ‘ndrangheta. Fa elemosine da 80 euro: noi però abbiamo bisogno di lavoro”.
Nel mirino di Pelù, questa volta, è la politica basata sull’immagine, sull’apparenza, del suo concittadino, che sarebbe alla base della nomina del ministro Boschi: “E’ stata messa lì perché è piacevole, da l’immagine della donna bella, intelligente, capace di tenere in pugno il potere. Si sta facendo passare un messaggio pericoloso. C’è ancora chi ha fiducia in lui a causa della Boschi”.
“Abbiamo una bellissima Costituzione che non riusciamo, però, a difendere da una casta che per tutelarsi, non esita a stravolgerla” continua, non risparmiando critiche ad altri artisti come Roberto Benigni: “Mi fa impressione che molti artisti, così impegnati nel difendere la Costituzione quando c’era Berlusconi, siano spariti. Mi viene in mente Benigni”.
Il rocker ricorda anche la sua esperienza in politica, quando, a Firenze, venne nominato, dalla giunta comunale guidata dal Pd, direttore artistico dell’estate 2007, nomina poi non riconfermata: “Volevo conservare 200 mila euro che erano avanzati per alcuni progetti e per la successiva estate. Ma non fu possibile, perchè utilizzati per altri fini da un esponente del Pd. Ho toccato con mano la mafia fiorentina, quella del Pd. Dopo quell’esperienza ho detto definitivamente no alla politica”.
“Ma è importante comunque andare a votare, nonostante lo schifo per la politica, per evitare di lasciare libertà di scelta a loro e alle loro cupole” sottolinea Pelù, annunciando la volontà, insieme ad altri artisti fiorentini, di formare un comitato di artisti, “per far vedere al renzismo che Firenze è ancora una città viva”.
“Fatelo anche voi. Riunitevi con persone con i vostri stessi interessi e occupate spazi pubblici” è l’appello finale del cantante.
Prima di cantare alcuni dei suoi brani più celebri, ha infine ricordato il poeta Tonino Guerra, recitando una delle sue poesie e raccontando un aneddoto che lega Guerra a Bitonto: “Una volta è stato anche qui a Bitonto. Nessuno lo riconobbe, perché qui in Italia i grandi artisti vengono oscurati dalla statura di Belen. Lo riconobbero solo alcuni turisti russi”.