La paura ha i capelli ritti, un bianco volto, le mani sudate e le gambe tremanti.
Quando si presenta, è fulminea e invadente. Non è, sicuramente, ben accetta, ma tutti –o quasi- la affrontano.
La conoscono grandi e piccoli.
C’è chi preferisce nascondere agli altri di “averla incontrata” e chi la rende protagonista di racconti, come gli alunni della 5ˆ A della Scuola primaria “N. Fornelli”.
«L’idea è nata – ha spiegato la maestra Mariangela Memoli, coordinatrice del progetto presentato nell’aula magna della scuola, lo scorso lunedì- nel corso di un percorso didattico di lingua italiana, volto alla conoscenza dei generi letterari, in particolare di quello noir».
Stiamo parlando di “Racconti di paura”, una raccolta di 35 elaborati che è stata realizzata grazie al supporto del “Da Bitonto” ed ha venduto già trecento copie.
«Dopo un primo momento di conversazione collettiva in cui ciascun bambino ha condiviso la sua paura, si è passati alla lettura di racconti noir di autori come Oscar Wilde o Mary Shelley o Brame Stoker. C’è stata la produzione scritta, durante un laboratorio, in gruppi di lavoro e successivamente individuale, dove ognuno ha raccontato della propria paura. Nella raccolta ci sono anche disegni».
Il principale scenario in cui si ambientano le storie dei bambini (oltre che su un’isola, al Colosseo, Londra o al cinema ad esempio) è quello della scuola, come ha fatto notare la poetessa e moderatrice dell’incontro Mariella Cuoccio.
A tal proposito, «lo spunto è stato fornito da “Coraline” –ha continuato a precisare la maestra Mariangela-, un racconto horror fantasy di Neil Gaiman in cui la protagonista si ritrova in una casa uguale alla sua, ma che in realtà non le appartiene. Ho chiesto ai miei ragazzi la stessa cosa, immaginandosi nella loro scuola, ma infestata. Nelle situazioni di pericolo avrebbero potuto salvare solo il loro amico più fidato. Tutti sono apparsi entusiasti per l’esperienza vissuta».
Il progetto è stato subito accolto dal dirigente Carmelo D’Aucelli, sempre pronto a incentivare occasioni in cui i ragazzi siano protagonisti e possano esprimere liberamente i propri pensieri, preziosi anche per la crescita di questo Istituto: «queste buone pratiche vanno condivise».
«Scrivere delle proprie paure è terapeutico –ha apprezzato l’iniziativa la psicologa e psicoterapeuta Miriam Naglieri– perché impariamo a conoscerci e a cercare le nostre vie di fuga per superare ciò che ci blocca. In questo percorso di crescita sono fondamentali le figure rassicuranti dei genitori e degli insegnanti, ad esempio. D’altronde, la paura è un’emozione primaria, forse la più attiva».
Un modo per aiutare i bambini ad affrontare le loro paure è proprio quello di leggere racconti in cui se ne parla, horror e fantasy. Motivo per cui «diverse sono le collane di genere noir che hanno avuto successo, come “Piccoli Brividi” -ne ha parlato la dott.ssa Gianna Lomangino, responsabile della Libreria Hamelin-. Da non dimenticare è anche e soprattutto il mondo delle fiabe, si pensi a “Pollicino” o “Hansel e Gretel”. Non so ancora se esistono libri di paura scritti da ragazzi e, di certo, quello che ho appena letto ne è un esempio egregio».
Di certo, tale materia letteraria non è la preferita della scrittrice e giornalista Carmen Rucci: «forse ho scritto storie di paure, ma non libri horror-fantasy. Tale emozione viene ritratta nel modo in cui positivamente i miei protagonisti la affrontano».
Con questo ha voluto far notare ai ragazzi presenti, con cui ha interloquito, che anche i grandi hanno paure, forse delle cose più concrete. Ma, «danzate nella vostra tempesta, non rannichiatevi sotto di essa».
E’ quello che hanno fatto gli alunni della 5ˆ A, allora. Si può dire che «hanno sperimentato un rito di passaggio da un’età all’altra –ha affermato il prof. Mario Sicolo, direttore del Da Bitonto-. Hanno deformato la realtà in cui vivono e l’hanno attraversata come fossero dei piccoli Dante Alighieri o come si fa nella cronaca nera, per poi arrivare con l’uso del logos a recuperare valori come quelli dell’amicizia e tornare all’ordine».
«E’ un’esperienza che li ha segnati, certamente. Bisogna scrivere anche e soprattutto di cose negative, perché esse esistono a prescindere ed è impossibile ignorarle. E’ per questo che esiste la cronaca nera. Ma, utopisticamente forse, si spera che ciò possa essere vinto dal bello, dal bene».
Quello che accade in città «influisce tutti –ne è cosciente il Sindaco Michele Abbaticchio–, grandi e piccoli. E’ giusto che se ne parli. I nostri figli vanno accompagnati nella loro crescita, per questo approvo sempre iniziative scolastiche di tale genere. Sono molto vicino a questa realtà e come papà penso che il mondo Disney sia positivo per far superare le paure».