Amiamo studiare, commentare, interpretare la Poesia di Dante Alighieri, nonostante il quotidiano scolastico sempre più complicato: noi docenti non possiamo restare indifferenti alla bellezza, ai messaggi, agli insegnamenti, che si rinnovano ad ogni lettura dell’Opera dantesca, e le giovani generazioni, vinta una certa diffidenza iniziale, assecondata la naturale curiositas discendi, si lasciano coinvolgere dalla potenza comunicativa del Poeta, audace anche nella scelta coraggiosa di comporre il Poema Sacro servendosi dei mezzi espressivi del volgare, di una lingua ancora acerba, ma dalle molteplici potenzialità, che Dante intuiva, di una lingua disdegnata da molti letterati, probabilmente colti, sicuramente pavidi e mediocri.
Colto anche in questa innovativa dimensione comunicativa, Dante Alighieri cattura attenzione e condivisione da parte dei giovani lettori e delle giovani lettrici, di cui troppo spesso si demonizza l’esclusiva attrazione per gli effetti speciali della tecnologia, senza considerare la sperimentazione di nuove forme di linguaggi che specialmente i giovani praticano e osano attraverso questa.
Non potevamo dunque non onorare il Dantedì con la concretizzazione di un prodotto significativo dell’attenzione che ha suscitato il cruciale incontro fra Dante, Virgilio e Caronte nel terzo canto dell’Inferno.
Così, un giovanissimo dicitore si è cimentato in una lettura espressiva, alla maniera dei migliori Gassman e Albertazzi, che ha cercato di imitare con studio e con passione nelle più celebri Lecturae Dantis, e i versi del terzo canto dell’Inferno, sulle note del Dies Irae, sono diventati il sottofondo di una scena in cui i tre personaggi e le anime dannate erano le ombre scure delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, proiettate su di uno sfondo bianco.
Non poteva, poi, sfuggire a giovani studentesse e studenti di Storia dell’Arte la citazione della rappresentazione michelangiolesca della barca di Caronte, che introduce la breve ripresa della scena infernale, il nostro omaggio all’Opera di Dante Alighieri è consistito infatti in una breve ripresa filmica: letteratura, arte e tecnica, insomma, in un connubio non svilente, ma rivelatore di coinvolgimento e condivisione del senso di humanitas, come nell’iconica foto, scattata da Massimo Sestini, ci si conceda l’audace accostamento, del gommone carico di migranti al largo delle coste libiche, con cui abbiamo voluto chiudere il nostro omaggio al Sommo Poeta, tanto per sottolineare l’attualità delle suggestioni dell’Opera dantesca.
(Le docenti e i docenti del Dipartimento di Lettere del Liceo Carmine Sylos di Bitonto)