Il cambiamento del cognome di Trajetta in Draetta ha determinato la perdita di notizie del discendente
di Philip, nipote del musicista Tommaso Traetta. Non siamo in grado di
conoscerne neanche il sesso, dato che non si hanno certezze se abbia avuto un figlio di nome Francesco o se
abbia adottato una figlia di nome Francesca. E’ un bel rompicapo, anche perchè
non si riesce a capire quando i discendenti di Philip sono riusciti a rientrare in
Italia.
Questa vicenda si è indissolubilmente intrecciata con
quella personale riguardo alla ricerca di un mio antenato, Francesco Curci,
che, all’inverso, da Bitonto, dove ha studiato, si è trasferito a Napoli e lì
si è affermato come musicista. Si trasferì in America, invitato dall’Accademy
of Music di Boston, quella appunto fondata da Philip Trajetta, per tenere dei
concerti. Pare sia stato insignito con la “Bacchetta d’oro”,
prestigioso premio dell’epoca. Queste sono le notizie tramandate che sono
riuscito a raccogliere.
Tra gli Italiani d’America è molto popolare la ricerca
genealogica del loro passato. Noi che siamo qui in Italia forse non lo
percepiamo immediatamente, ma se ci pensiamo, riusciamo a capire almeno in
parte il desiderio, a volte quasi spasmodico, di ricercare le proprie origini,
di capire la propria provenienza. Il passaggio tra le due sponde dell’Atlantico
costituisce una pagina importante della storia personale di chi è discendente
di qualcuno che lasciò l’Italia tanti anni fa.
Il desiderio dei
discendenti, tra l’altro perfettamente integrati, di far conoscere i sacrifici
che i loro antenati hanno dovuto affrontare, accresce l’orgoglio di appartenenza
ad una stirpe che dal niente ha costruito un futuro migliore per i propri
figli.
Un elemento che determina enormi difficoltà nella ricerca
di notizie certe è il cambiamento del cognome. Non è trascurabile la ferita che
provocava questo autentico sopruso, realizzato da burocrati che avevano
anch’essi pregiudizi nei confronti dei nostri emigranti e che doveva
significare, nella loro ottica razzista, la rottura con le proprie origini di questa povera gente.
Quando le navi a vapore entravano nel porto di New York,
i più ricchi passeggeri di prima e seconda classe venivano ispezionati a loro
comodo nelle loro cabine e scortati a terra da ufficiali dell’immigrazione. I
passeggeri di terza classe, invece, venivano portati a Ellis Island per l’ispezione,
che era più dura.
Il traghetto storico “Ellis Island” veniva
usato dal Servizio Immigrazione per trasportare gli immigrati che arrivavano e
il personale del centro di immigrazione che li scortavano.
A ogni immigrante
occorreva perlomeno una intera giornata per passare l’intero processo di
ispezione a Ellis Island. E qui nel caso gli ispettori si trovassero di fronte
ad un nome impronunciabile, lo cambiavano con il nome del paese d’origine o
addirittura con un cognome o un soprannome inventato all’istante.
Del resto anche quando ci si affermava nel proprio lavoro
si andava incontro al problema del cognome. Il famoso divo del Cinema muto
Rodolfo Valentino, altro pugliese da ricordare, quando firmò il contratto con
la sua casa di produzione cinematografica, fu costretto al cambiamento del suo
cognome Guglielmi, proprio perchè impronunciabile nella lingua inglese.