Sabato e domenica prossimi (23 e 24 maggio) tornerà,
con la sua III edizione, la manifestazione “Bitonto Cortili Aperti” organizzata dall’Associazione Dimore Storiche Italiane e dal Comune di Bitonto.
Abbiamo avuto modo di incontrare i docenti che stanno
preparando ben 350 piccoli “ciceroni” (leggi qui: http://www.dabitonto.com/cultura-e-spettacolo/r/la-voce-dei-docenti-su-cortili-aperti-a-breve-torna-a-risplendere-la-bellezza-bitontina/6182.htm) che saranno all’interno delle 50 dimore, chiese, atri, chiostri a
disposizione dell’intera cittadinanza in maniera gratuita.
«L’iniziativa,
per il terzo anno consecutivo, è riuscita a trascinare al suo interno studenti,
insegnanti, proprietari e non è certo semplice mettere assieme tante identità
diverse», spiega il direttore scientifico della manifestazione,
prof. Stefano Milillo, nell’intervista
rilasciata ai nostri taccuini.
«Magari
le spiegazioni dei ragazzi non saranno perfette, ma bisogna tenere
conto dell’enorme valore culturale. Per noi è importante che si orientino nel
centro antico: è qui che risiede la loro storia, le loro radici. In questo
periodo c’è una fortunata coincidenza tra la maturazione delle coscienze, che
ha condotto la classe dirigente politica, quella che è la storia della nostra
città e cortili aperti, che alimenta questo fuoco».
Quest’anno, infatti, il motto dell’iniziativa
è “Sopitos suscitat” (il “egli risvegliò fuochi dormienti e inceneriti” recitava Virgilio nell’Eneide).
La frase riprende quella che fu la missione dell’Accademia degli Infiammati sorta a
Bitonto nel Seicento, a cui è dedicata anche una preziosa piazzetta nei pressi
della chiesa di San Michele Arcangelo.
Nel 1669 Bitonto era la seconda città di Puglia,
dopo Lecce, e vide il fiorire di circoli e botteghe d’arte tra cui è celebre
quella di pittura di Carlo Rosa e degli Infiammati, a cui ci riferivamo
poc’anzi.
«C’erano diversi
luoghi che fungevano da fulcro per la cultura – spiega Milillo – case nobiliari, il Palazzo Vescovile in cui
all’epoca risiedeva Mons. Fabrizio
Carafa, importante per tutta la Puglia, e personalità come Raffaele Tauro, Giuseppe Sylos: mecenati, sacerdoti e personalità politiche che
tenevano alto il livello culturale della città».
E oggi qual è il livello culturale in cui versa la
città?
«Oggi
vedo energie disperse: potevano essere coinvolte in un unico progetto, invece
vedo individualismo e frammentarietà. Dal ’68 in poi il Centro Ricerche è stato un forte punto di riferimento. Mi rendo
conto che spesso ci siano problemi di natura economica e che i giovani vogliano
vedere i frutti immediati del loro lavoro. Noi, al nostro tempo, ci siamo
aggregati per caso, in maniera umile, dando spazio a tutti e senza essere solo
leader, ma camminando in un percorso condiviso».
Simbolo della manifestazione quest’anno è l’ingresso di
uno dei palazzi che talvolta vengono sottovalutati …
«Credo
che il palazzo Sylos – Sersale sia
stato acquistato da persone competenti, amanti del bello, hanno reso fruibile
un piccolo tesoro della città. Sono felice che sia protagonista della locandina
di quest’anno».