Anche quest’anno Bitonto ha rinnovato il suo appuntamento settembrino con la filosofia. Con la terza edizione di “Filosofi in Città” infatti, si è portata per le piazze e le vie della città una disciplina che troppo spesso rimane confinata al perimetro delle scuole o delle aule universitarie. La kermesse si è svolta dal 28 al 30 settembre, ed è stata organizzata dalla neonata associazione filosofica bitontina “Rivolte Logiche”, in collaborazione con il dipartimento Disum dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, in particolare con la direzione scientifica della professoressa Giusi Strummiello, e con la rete di ricerca internazionale Workiteph (Network on Italian Thought and European Philosophies).
La manifestazione ha goduto inoltre della prestigiosa partnership dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia. Tema dell’evento: il binomio Inclusione/Esclusione, questione di scottante attualità, declinata nei vari aspetti degli “Spazi”, delle “Geografie” e dei “Dispositivi”. «Dobbiamo prestare la nostra attenzione a quello “slash” del binomio Inclusione/Esclusione» ha commentato Petar Bojani?, filosofo dell’Università di Belgrado, nella lezione inaugurale tenuta di fronte ad alcune classi delle scuole secondarie di secondo grado bitontine. E ha proseguito: «È necessario un impegno comune: agire ad ampio raggio, il che significa includere chi raramente prendiamo in considerazione».
A questo scopo hanno mirato i tre laboratori mattutini ideati per gli studenti delle scuole, che sono entrati in contatto con realtà solitamente percepite dall’esterno e quindi conosciute solo attraverso la lente del pregiudizio. È il pregiudizio infatti «a plasmare l’immaginario collettivo della gente», almeno secondo le parole di Giulia De Spuches, professoressa dell’Università di Palermo, che indica nella geografia la disciplina che può sciogliere queste incrostazioni pre-concettuali.
Ma non è solo attraverso i laboratori mattutini che si è cercato di “mettere con i piedi per terra” la filosofia. La partecipazione di due fotoreporter di fama internazionale ha infatti impreziosito la kermesse, arricchita delle esperienze di chi è entrato a stretto contatto con persone che hanno sofferto in maniera eccezionale il binomio “Inclusione/Esclusione”. Alcune fotografie tratte da “Encerrados”, il reportage di Valerio Bispuri sulle carceri, hanno rappresentato la cruda testimonianza degli spazi dell’emarginazione. Particolarmente toccanti invece le immagini con cui Manu Brabo, vincitore del premio Pulitzer 2013, ha raccontato la tragedia del conflitto siriano e le rotte dell’immigrazione in Europa.
Così, “Filosofi in Città” ha sviscerato il tema della terza edizione a due livelli sostanziali: a livello locale, attraverso i laboratori mattutini, e a livello globale, attraverso gli interventi serali che hanno tematizzato gli argomenti, innervandoli con una venatura di carattere politico generale. Questo è avvenuto soprattutto nell’ultima serata, quando Caterina Resta, filosofa all’Università di Messina, e Olivier Razac, filosofo all’Università di Grenoble, hanno discusso dell’importanza dei confini e del ruolo del filo spinato, come «forma brutale di delimitazione dello spazio» e «ostentazione del potere». Strumenti che esemplificano alla perfezione le politiche messe in atto da alcuni stati europei in materia di immigrazione.