Si è aperta ieri, in occasione della Madonna dell’Arco, il giubileo per celebrare i 500 anni dalla fondazione del Monastero delle Vergini, situato nel cuore del centro storico di Bitonto.
Questo luogo di pace e spiritualità, risalente al XIII secolo, ospita tre suore, tra cui madre Maria Letizia, una veneranda figura di 108 anni, che qui vive seguendo la Regola di San Benedetto. È dal 1525 che le monache Benedettine Cassinesi abitano questo monastero, portando avanti con dedizione e amore la tradizione monastica. Fu un evento pieno di speranza quello del loro insediamento a Bitonto. Quattro monache provenienti dal monastero di Santa Scolastica di Bari decisero di intraprendere qui una nuova vita spirituale, portando con sé un tesoro prezioso: l’icona bizantina trecentesca della Madonna dell’Arco, che sarebbe diventata il simbolo del Monastero di Santa Maria delle Vergini.
“Noi entriamo in clausura non perché disprezziamo le cose del mondo – ha spiegato la madre badessa, suor Maria Carmela Modugno, durante un’intervista esclusiva al giornalista Lorenzo Scaraggi. – La scelta di separazione dal mondo non vuol dire isolamento. Cercare Dio, stare con lui, non ci depaupera della nostra personalità: Dio ci ha creati secondo un suo disegno e quando scopriamo questo disegno, realizzandolo, siamo felici”. La vita quotidiana delle suore è un inno alla semplicità e alla bellezza dell’arte antica. Tra le mura del monastero si dedicano al ricamo a punti e al tombolo, dipingono, coltivano la miniatura e la legatoria, curano le attività domestiche e, naturalmente, innalzano preghiere.
La loro creatività ha lasciato il segno nella gastronomia locale: sono state le custodi dell’antica ricetta del bocconotto, un dolce tipico bitontino a base di ricotta, e preparano delizie in pasta reale di mandorle e ostie per le chiese della zona. Madre Maria Letizia, dal 1940 in clausura e custode della memoria del convento, rappresenta la saggezza dei tempi passati.
“Ho molti ricordi legati alla mia vita in questo monastero”, raccontò a Scaraggi. “Il più nitido risale al 1966, dopo l’alluvione di Firenze. In questo Monastero, in cui arrivai nel 1960, abbiamo restaurato decine di libri e pergamene. Per mesi abbiamo ripulito i manoscritti da fango e sporcizia.” Qual è il segreto della sua longevità? “Sono i segreti della volontà di Dio”. Tra le più giovani della comunità monastica, la 25enne Carmen D’Andrea, originaria di Eboli, ha condiviso la sua vocazione in un libro intitolato “Innato amore. ‘Grate’ di libertà.”
“Avevo 15 anni quando ho vissuto la prima giornata in un monastero di clausura, perché sentivo forte il bisogno di scoprire il silenzio – ha raccontato ad Agi. – Ho capito, ogni qual volta tornavo in Puglia, che il monastero bitontino è il mio ‘punto felice’ perché ogni volta che tornavo da lì mi sentivo incompleta. Ho conosciuto la realtà monastica bitontina e la madre abbadessa Maria Carmela Modugno: sentivo che la sua presenza non era stata messa nella mia vita per caso e qualcosa di forte mi ha spinta in quella città, in quel monastero. Forse ero destinata da sempre a questa terra”.
Con l’apertura del giubileo, il Monastero delle Vergini si svela come un faro di fede e di storia, un luogo che continua a tessere legami invisibili tra passato e presente, accogliendo nel silenzio e nella preghiera quanti cercano una risposta più profonda al richiamo dell’anima.