Lino Banfi. Una vita per lo spettacolo. Una vita passata a far ridere, iniziando con il varietà, insieme a Totò e con i ruoli minori nel cinema, insieme a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Una carriera intensa che l’ha portato a diventare una delle maschere più comiche della commedia italiana. Per questo motivo, giovedì, durante il Bif&st 2021, l’attore pugliese è stato premiato con il suo primo premio alla carriera, sul palco del Teatro Petruzzelli, dove è stato anche proiettato uno dei suoi film più celebri, “Il commissario Lo Gatto” di Dino Risi, del 1986.
«Sento di aver dato molta simpatia, ma soprattutto credo di aver dato l’apertura di un eventuale sentiero che prima non c’era. Noi non abbiamo niente alle spalle, a differenza dei siciliani, con, ad esempio, Angelo Musco, Pirandello e i napoletani, con la scuola scarpettiana, i De Filippo, Totò. Noi non avevamo nulla da cui attingere. Io la mia laurea l’ho presa sia nella vita, nei marciapiedi, facendo avanspettacolo qua e là, sia dopo i cinque anni di seminario, che mi sono serviti molto, perché di filosofia e letteratura ho “mangiato” tanto. Quindi sì, qualcosa ho dato» spiega Lino Banfi alla stampa, prima di entrare nel più prestigioso teatro pugliese, su quel palco di cui conserva ancora un ricordo legato agli inizi della sua carriera, quando «nel ’64 o nel ’65» fece avanspettacolo prima dell’esibizione di Domenico Modugno, con cui divenne molto amico: «Mi ricordo quando, in passerella, disse pubblicamente che, di lì a breve, sarei diventato qualcuno. Mio padre, venuto da Canosa, piangeva di gioia».
Durante l’incontro con la stampa Banfi ricorda, inoltre, come prima fosse molto più difficile affermarsi nel mondo dello spettacolo: «Oggi la possibilità c’è. Ci sono concorsi e programmi come X-Factor e roba simile, radio private e tanto altro. Ci sono degli sbocchi. Prima, noi, non avevamo nulla».
E annuncia le sue idee per il futuro, annunciando che, tra i suoi prossimi lavori, c’è un varietà prodotto da Netflix. Si chiamerà “Varietà per varie età”, come riporta il titolo depositato dallo stesso Banfi alla Siae: «Posso farlo perché sono l’ultimo rimasto di quel mondo del varietà ed è probabile che gireremo “Polvere di stelle” al Petruzzelli di Bari, ambientato all’epoca nella Seconda Guerra Mondiale. Il mondo del varietà lo riprenderò in mano».