L’altra volta, domenica scorsa, c’era lei, Gelsomina Verde. Ragazza solare come tante coetanee della sua età, (appena 22 anni), piena di sogni, speranze e di attaccamento alla vita. Che le è stata strappata, barbaramente e meschinamente, nel modo più atroce. Picchiata, violentata, sparata e data alle fiamme (leggi qui la storia https://bit.ly/2N2KZz3), perché la Camorra non lascia scampo a nessuno, anche a chi ha avuto il torto di seguire Cupido e innamorarsi di una persona sbagliata, ma poi subito rinnegata.
Questa volta, il sorriso, la bellissima e folta capigliatura bionda, la giovinezza ancora tutta da vivere e far conoscere sono di Annalisa Durante, la 14enne – sì, 14 anni, 14 anni – ragazza napoletana uccisa, per sbaglio, durante un drammatico conflitto a fuoco a Forcella, uno dei quartieri più malfamati e difficili del capoluogo campano.
Sempre Napoli, dunque. L’incantevole ex Capitale del Regno delle due Sicilie “sventrata” (già, il romanzo/denuncia di Matilde Serao, il “Ventre di Napoli” è del 1884, ma resta attuale e attuabile) dal morbo della Camorra, che quando decide di ammazzare lo fa senza pensarci due volte. E con una logica perversa: se si deve fare male chi si deve fare male, allora bene. Ma se si fa male chi nulla c’entra, va bene uguale.
E peccato che a cadere è stata un’adolescente. Innocente.
Il calendario segna 27 marzo 2004, all’apparenza un sabato ordinario, tipico napoletano, quello in cui si scarica la tensione di un’intera settimana, uscendo con gli amici per distrarsi un po’. L’orologio segna le 23. Annalisa Durante arriva sotto casa, decide di intrattenersi fuori al palazzo con un’amica per chiacchierare ancora un po’ prima di salire a casa. Ma non poteva immaginare che non avrebbe mai più riabbracciato i suoi genitori, e nessun altro.
Accade, infatti, che all’improvviso arrivano dei colpi di pistola, indirizzati proprio al “o russo”, il rosso, Salvatore Giuliano, soltanto 19enne all’epoca ma vicino al clan che al vertice aveva Ciro Giuliano, e operante nei quartieri di Forcella e san Gaetano.
Il ragazzo, per sfuggire a quella morte sicura, risponde al fuoco e le spara, per errore, un colpo alla nuca. La quattordicenne non sopravvive e, dopo essere stata trasportata in ospedale, è dichiarata clinicamente morta.
Ai suoi funerali riecheggiava una frase. Questa: “Liberaci da questi mostri, Addio Annalisa”.
Che triste e barbaro destino, dunque. Ritrovarsi a 14 anni, nel bel mezzo dell’età che splende, a diventare vittima innocente di una criminalità senza scrupoli.
La sua morte, raccontata da Roberto Saviano nel libro “Gomorra” e “Il cancro sociale: la camorra di don Luigi Merola”, ha indignato tutta la città e anche lo Stivale intero, che fa fatica a dimenticare quelle immagini.
Salvatore Giuliano non la passa liscia perché nel 2008 è condannato a 20 anni di reclusione.
Della bella Annalisa, invece, oltre a varie intitolazioni, ci piace leggere il diario, nel quale denunciava che nel suo quartiere qualcosina non andava.
E scriveva queste cose: “Le strade mi fanno paura. Sono piene di scippi e rapine. Quartieri come i nostri sono a rischio” o, semplicemente, “vorrei fuggire, a Napoli ho paura“.
Non ha avuto il tempo di farlo.