Ventisettemila euro per la manutenzione ordinaria e straordinaria di un impianto di videosorveglianza creato nel 1999 e ammodernato l’ultima volta nel lontano 2007. Da Bitonto, allora, hanno deciso di mettere mano alle telecamere cittadine “per garantire – si legge – sempre un perfetto funzionamento agli apparati di videosorveglianza al fine di non arrecare pregiudizio allo svolgimento delle attività di controllo e di ovviare ad interruzione di un servizio di particolare importanza, soprattutto per l’utenza cittadina”. La manutenzione sarà triennale e sarà affidata a una ditta di Corato.
Come funziona l’impianto di videosorveglianza bitontino? Tra città e frazioni ci sono 62 telecamere presenti – tra quelle di proprietà comunale e quelle del Commissariato di pubblica sicurezza – alle quali aggiungere le otto per le letture delle targhe (targa system) in dotazione alla polizia municipale, la sede dove c’è la centrale operativa composta da due server milestone, una stazione lavoro di gestione e visualizzazione, software di gestione, e visualizzazione di tutti gli impianti. Il tutto è disciplinato da un apposito Regolamento licenziato dal Consiglio comunale quasi due anni fa, secondo cui il sistema di videosorveglianza potrà essere integrato con i droni, ma solo dopo il via libera della Prefettura, con le apparecchiature di rilevazione della targa dei veicoli in transito, apposte lungo i varchi di accesso perimetrali alla rete viaria cittadina, ai fini della sicurezza urbana e controllo della circolazione veicolare. Il comando dei vigili urbani, inoltre, si avvale, qualora non risulti possibile o si rilevi non efficace, il ricorso a strumenti e sistemi di controllo alternativi, di un sistema di videosorveglianza realizzato mediante l’utilizzo di telecamere mobili anche denominate “foto trappole” (ne è presente qualcuna nella zona artigianale, ndr) mentre il Comune può avvalersi, addirittura, di un insieme di tecniche dell’intelligenza artificiale e della computer vision.
Parlando di videosorveglianza, ci sono alcune domande alle quali i cittadini attendono ancora risposta: le telecamere sono tutte funzionanti? Che impatto hanno avuto sui numeri degli episodi della criminalità organizzata? Mai nessuno, soprattutto su questo particolare, ha mai fornito dati e percentuali. E non è tutto, perché c’è un altro aspetto tutt’altro che secondario di un impianto che, in pratica, ha 23 anni di vita: non mancano telecamere – ed è già stato segnalato dalle forze dell’ordine – con le immagini in bianco e nero oppure in formato 2k e quindi con bassissima risoluzione, non proprio l’ideale quando si tratta di dover svolgere indagini.
Significa, allora, che da essere un aiuto si trasformano, in talune circostanze, in tecnologie poco utili.