Migranti e rifugiati ci interpellano: è stato questo il tema scelto da Papa Francesco per la 102^ Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, istituita nel lontano 1914 dalla Sacra Congregazione Concistoriale e che si è celebrata in tutto il mondo lo scorso 17 gennaio. È stato anche questo il filo conduttore della “Fiaccolata dei Popoli” organizzata a Bitonto lo scorso lunedì 18 sulla scia di tale iniziativa ecumenica.
L’evento è stato fortemente voluto da un coordinamento di realtà (formato dalla Cooperativa Sociale Aixilium, dalla Fondazione Opera SS. Medici, dalle associazioni Progetto Continenti e Mondodomani e dall’Università dell’Anziano) che già da diversi mesi lavora per promuovere sul territorio una cultura dell’accoglienza e del rispetto della diversità e che ha già organizzato, lo scorso 4 gennaio, una cena interetnica durante la quale bitontini e migranti hanno mangiato e giocato insieme, come cittadini di un unico villaggio globale.
La Fiaccolata dei Popoli, dunque, ha voluto ribadire ancora una volta che le differenze culturali, con cui quotidianamente ci confrontiamo, non sono una minaccia ma una ricchezza per tutti.
Numerosi cittadini, rappresentanti di scuole e parrocchie ed alcuni sacerdoti, don Ciccio Acquafredda, don Vito Piccinonna, don Gianni Giusto ed il vicario episcopale, don Alberto D’Urso, si sono radunati in piazza Moro ed hanno sfilato per le vie della città, sfidando il gelo ed alcuni fiocchi di neve, per richiamare l’attenzione dei bitontini e rompere il muro di pregiudizi e stereotipi che costantemente ascoltiamo nei media e nei discorsi comuni.
In netta opposizione ad un clima di ostilità e chiusura è stata la testimonianza di un ragazzo afgano, in Italia da qualche mese ospite di Auxilium, che ai presenti radunati in piazza Cattedrale, ai piedi di quella Porta Santa che, quest’anno più che mai, ci invita alla misericordia e all’apertura verso l’altro, ha raccontato la sua storia di rifugiato ed il suo desiderio di riscatto attraverso la volontà di iscriversi all’università e scrivere per sé un destino diverso, con l’aiuto di tanti italiani che lo aiutano quotidianamente.
“Come l’11 settembre abbiamo marciato a piedi scalzi per immedesimarci nel disagio dei tanti migranti che raggiungono il nostro Paese, così anche oggi il freddo è un segno che ci ricorda, anche se in minima parte, le terribili condizioni in cui tanta gente si mette in viaggio per raggiungere la nostra terra, che loro considerano promessa” ha sottolineato la vicesindaca, prof.ssa Rosa Calò, che ha anche portato i saluti del Comune di Bitonto.
“Da Abramo il seme della fratellanza è stato piantato nel cuore dell’uomo, adesso tocca a noi raccoglierne il testimone per passarlo alle generazioni future” ha proseguito il vicario episcopale, don Alberto D’Urso, invitando tutti i presenti a non demordere di fronte ai pregiudizi ed all’indifferenza della gente perché il mondo cambia a partire da piccole azioni quotidiane.
Una lettura finale ha, poi, concluso la serata per ricordare che in questo mondo poliedrico ed interculturale non c’è posto per il pregiudizio e la paura del diverso.
Il programma di eventi sullo stesso tema non è ancora concluso: numerose sono, infatti, le iniziative ancora in cantiere, tutte con un unico obiettivo: costruire una Bitonto più accogliente e solidale, aperta alla diversità in ogni sua forma.