Un “Tavolo di concertazione della povertà”,
chiamato a valutare quantità e qualità del sostegno alle persone in condizione
di bisogno, assicurato sul territorio dai vari soggetti istituzionali, pubblici
e privati.
È la proposta che il Sindaco di Bitonto,
Michele Abbaticchio, e l’Assessore
al welfare, Francesco Scauro, formalizzeranno martedì 16 aprile nel corso
dell’incontro aperto convocato a Palazzo di Città per la valutazione
partecipata dello stato di attuazione del Piano Sociale di Zona dell’Ambito
territoriale Bitonto-Palo del Colle.
In quella sede ai rappresentanti delle associazioni e degli
enti che partecipano ai vari Tavoli di co-progettazione sociale del Piano, il
Comune chiederà di individuare propri referenti per la costituzione di questo
nuovo Tavolo di concertazione, che, secondo le intenzioni di Abbaticchio e
Scauro, dovrebbe essere composto oltre che dai rappresentanti delle
associazioni, da un assistente sociale del Settore Servizi sociali, da un
rappresentante della Consulta del Volontariato e del Tavolo sulle nuove
povertà.
Tra i soggetti coinvolti anche la neonata unità bitontina del Banco delle Opere
di Carità, al quale nei giorni scorsi i due rappresentanti dell’Amministrazione
comunale avevano scritto, in risposta alla proposta di un partenariato
istituzionale, lanciando l’idea dell’attivazione del Tavolo di concertazione della
povertà, per poter settimanalmente “esprimere le proprie valutazioni sul numero
e la tipologia dei sostegni assicurati”.
Ad ispirare l’idea di Abbaticchio e Scauro la considerazione che un’iniziativa
come quella del Banco, molto importante in questo particolare momento di crisi
sociale, debba rientrare in un’ottica di rete con le Consulte e i Servizi
sociali comunali.
Una scelta, si spiega nella nota, che potrà garantire la “massima trasparenza”
e l’integrazione del progetto “Banco delle Opere di Carità” con le
“altre iniziative similari attive in città”. Tutti i soggetti interessati,
infatti, potranno “incrociare le
informazioni raccolte e verificare puntualmente il reale grado di bisogno
dell’utente assistito, riducendo il rischio di approssimazione dell’assistenza
garantita”.